Il sole sorge pigro su Firenze, la città si stiracchia, i turisti si accalcano sul Ponte Vecchio e al Viola Park, il tempio scintillante voluto da Rocco Commisso, la Fiorentina si prepara al raduno pre-campionato. È il momento in cui il sogno di una stagione gloriosa si scontra con la realtà di un calciomercato che, come sempre, sembra scritto da un commediografo alticcio. La squadra di Stefano Pioli, tornato in viola come il figliol prodigo dopo un esilio non proprio dorato, si ritrova a navigare tra trattative, rumors, clausole rescissorie e quel pizzico di caos che è il marchio di fabbrica del mercato estivo.
Il caso Kean: 52 milioni di motivi per avere l’ansia
In cima alla lista dei tormentoni estivi c’è lui, Moise Kean, l’attaccante che l’anno scorso ha fatto vedere che sa segnare (19 gol in Serie A, 25 totali, mica bruscolini) ma che ora sembra il protagonista di una telenovela sudamericana. La clausola rescissoria da 52 milioni di euro, valida fino al 15 luglio, pende come una spada di Damocle sulla testa di Daniele Pradè, il direttore sportivo che deve destreggiarsi tra offerte allettanti e la voglia di non smantellare la squadra. Napoli, Milan, Galatasaray, Manchester United, persino l’Al-Qadsiah dall’Arabia Saudita: tutti sembrano aver messo gli occhi sul ragazzo. E la Fiorentina? Sta lì, a pregare che Moise non decida di fare le valigie per un contratto con più zeri di un codice fiscale.
Secondo La Repubblica e Corriere dello Sport, la società viola sta lavorando per eliminare quella clausola dal 16 luglio, un po’ come un mago che cerca di far sparire il coniglio dal cilindro prima che il pubblico si accorga che è finto. Ma, diciamocelo, caro Pradè, non è che puoi nasconderlo sotto il tappeto, il coniglio. Se Kean dovesse partire, il piano B si chiama Roberto Piccoli, che non sarà esattamente il nuovo Batistuta, ma potrebbe essere un’opzione interessante. Oppure no. Chi lo sa? Il sogno si chiama Nikola Krstović, ma Corvino, da buon ex con il dente avvelenato, continua a chiedere l’equivalente di una finanziaria per il giocatore Montenegrino. È il calciomercato, bellezza, dove ogni certezza è un’illusione e ogni piano B ha il sapore di un ripiego.
Bernabé, il sogno di mezza estate
Nel frattempo, la Fiorentina ha deciso che il centrocampo ha bisogno di un tocco di classe, e qui entra in scena Adrián Bernabé, il gioiellino del Parma che piace a Pioli come un gelato alla stracciatella in una giornata di afa. Il ragazzo ha detto sì, il gradimento è reciproco, ma il Parma, che non è esattamente un ente di beneficenza, ha sparato una richiesta da 20 milioni di euro. Venti. Per un centrocampista che, con tutto il rispetto, non è ancora Xavi Hernández. Ma la Fiorentina, si sa, quando si mette in testa un obiettivo, è capace di tutto: anche di trattare fino all’ultimo centesimo mentre i tifosi si strappano i capelli, chiedendosi perché la società non abbia già chiuso l’affare.
E poi c’è Sebastiano Esposito, altro nome caldo per l’attacco. L’Inter potrebbe cederlo, la Fiorentina ci pensa, i tifosi già sognano il colpo ad un costo che sa tanto di saldi estivi. Ma, attenzione, perché qui si rischia l’effetto “promessa eterna”: quei giovani talenti che sembrano sempre sul punto di esplodere, ma poi finiscono per fare la riserva in qualche squadra di medio-bassa classifica. Esposito sarà il nuovo fenomeno o l’ennesimo “poteva essere ma non è stato”? Solo il tempo, e forse un paio di partite in Conference League, ce lo diranno.
Dodô e Mandragora: chi va, chi resta, chi lo sa?
Passiamo alla difesa, dove Dodô, il terzino brasiliano, sembra avere più corteggiatori di una star di Hollywood. Inter, Juventus, Milan: tutti pronti a bussare alla porta viola, ma solo se qualcuno paga la clausola o se Dumfries saluta i nerazzurri. La situazione è così intricata che sembra un giallo di Agatha Christie: chi lascerà chi, e per chi? Nel frattempo, Pradè tiene in caldo Nadir Zortea come possibile sostituto, ma il rischio è che il reparto difensivo finisca per sembrare un puzzle con pezzi mancanti.
E poi c’è Rolando Mandragora, il metronomo del centrocampo che piace al Betis Siviglia. Offerta da 6 milioni? Rispedita al mittente con tanto di biglietto di ritorno. Ma il contratto in scadenza nel 2026 tiene tutti sulla corda, perché nessuno vuole perdere un giocatore chiave a parametro zero. La Fiorentina, in questo caso, sembra giocare al rialzo, ma il pericolo è dietro l’angolo: se Mandragora non rinnova, il prossimo anno potrebbe essere un altro caso Vlahović, con i tifosi a lanciare improperi e la società a correre ai ripari.
Pioli e il raduno: il ritorno del Re (o almeno ci prova)
Intanto, al Viola Park, Stefano Pioli si prepara al raduno del 14 luglio con l’entusiasmo di chi sa che sta entrando in una giungla, ma ha comunque un machete in mano. Il tecnico ha il compito di ricostruire una Fiorentina che l’anno scorso ha fatto bene ma non benissimo. La Conference League è un obiettivo, ma la sensazione è che serva un colpo di mercato capace di accendere la piazza. Edin Džeko è un bomber di esperienza, certo, ma anche uno che a 39 anni potrebbe avere più acciacchi di un’utilitaria con 200.000 chilometri.
E poi c’è la questione degli esuberi: Ikoné, Sottil, Nzola, Mina, Barak. Una squadra nella squadra, tutti di ritorno dai prestiti e tutti con un cartello “in vendita” appeso al collo. Il Toro vuole Ikoné e Sottil, il Venezia e il Parma pensano a Nzola, mentre Barak potrebbe finire a Cagliari. Ma, come sempre, il mercato viola è un labirinto: per ogni trattativa che sembra chiusa, ce n’è un’altra che si incaglia. E i tifosi, giustamente, iniziano a perdere la pazienza.
Il Viola Park e la speranza di un futuro migliore
In tutto questo, il Viola Park è il simbolo di una Fiorentina che vuole guardare avanti. Un centro sportivo all’avanguardia, un progetto che Commisso ha voluto con tutte le sue forze, ma che da solo non basta a vincere le partite. Serve una squadra competitiva, servono acquisti azzeccati e, soprattutto, serve evitare di perdere i pezzi migliori. Kean, Dodô, Mandragora: la Fiorentina deve blindarli, o almeno provarci, perché l’alternativa è un’altra stagione di “vorrei ma non posso”.
E allora, mentre i giocatori si radunano e Pioli inizia a studiare la rosa, i tifosi viola si dividono tra speranza e scetticismo. Il calciomercato è un gioco crudele, fatto di promesse, sogni infranti e qualche colpo a sorpresa. La Fiorentina, come sempre, è nel mezzo del guado: non proprio una big, non più una provinciale. Riuscirà Pioli a trasformare il caos in un progetto vincente? O sarà l’ennesima stagione di alti e bassi, con i tifosi a cantare “Forza Viola” con il cuore, ma anche con un pizzico di rassegnazione?
Per ora, il calciomercato è aperto. E, come sempre, la Fiorentina è pronta a recitare la sua parte, tra colpi di scena e trattative infinite. Avanti, viola, che il bello (o il brutto) deve ancora venire.
