Immaginatevi Stefano Pioli che, dopo aver promesso mari e monti ai tifosi viola, si ritrova a dover spiegare come mai la Fiorentina, con una rosa che – sulla carta – potrebbe ambire a ben altro, sia penultima in classifica con 4 miseri punti dopo 9 giornate. Peggior avvio della storia del club, zero vittorie, un pareggio contro il Bologna strappato con due rigori nel finale e ora questo 3-0 subìto a San Siro contro un’Inter che, dopo il ko col Napoli, aveva bisogno di una reazione. E l’ha avuta, eccome: doppietta di Hakan Çalhanoğlu (66′ e 88′ su rigore) e perla da Zidane di Petar Sucic al 71′. Un uno-due micidiale in sei minuti che ha mandato in tilt il blocco basso di Pioli, trasformando una partita equilibrata nel primo tempo in una passeggiata nerazzurra.
Primo tempo: Fiorentina in 3-5-1-1, con De Gea che si erge a San David sotto la pioggia milanese, parando l’impossibile su Bastoni (27′, tocco di punta deviato coi piedi), Dimarco (35′, istinto felino) e persino una semi-rovesciata di Dumfries (56′). La Viola? Rinuncia a giocare, si chiude dietro come un riccio, sperando in contropiedi sporadici con Kean e Gudmundsson. Risultato: zero tiri in porta, possesso al 28%, ma un pareggio che – in trasferta contro l’Inter – sembrava un colpaccio. Chivu, dall’altra parte, schiera un 3-5-2 con Esposito-Lautaro davanti, e i nerazzurri martellano, ma non sfondano. Fin qui, tutto calcolato, no? Peccato che il calcio, si sa, punisca i profeti del “basta non prenderle”.
Poi, al 66′, entra in scena il genio turco. Çalhanoğlu riceve al limite, sposta la palla sul destro e scarica un diagonale che si infila nell’angolino: 1-0. De Gea? Immobile, come il resto della difesa viola che, improvvisamente, si scioglie come neve al sole. Cinque minuti dopo, Sucic – il croato che non fa rimpiangere Mkhitaryan – slaloma tra Comuzzo, Marì e Viti come birilli, e di destro insacca sul primo palo: 2-0. Magia pura, roba da highlights eterni. E non è finita: all’88’, Viti – già ammonito – stende Bonny in area, doppio giallo ed espulsione. Dal dischetto, Çalhanoğlu non trema: 3-0. Fine dei giochi, Fiorentina in 10, Pioli che gesticola invano e San Siro che esulta per un’Inter che aggancia il Milan a 18 punti, terza in classifica.
Ora, fermi tutti: non è solo una sconfitta contro l’Inter, è il sintomo di un difficile momento viola che puzza di crisi strutturale. Nove partite, zero vittorie: 4 pareggi e 5 ko, con l’ultimo – quello col Bologna – salvato da due rigori nel recupero. Classifica impietosa: penultimi, sopra solo al Genoa, con una media punti da Serie C. E Pioli? Il tecnico che ha vinto lo scudetto col Milan nel 2022, qui sembra intrappolato in un loop kafkiano. “Bisogna essere presenti mentalmente per 100 minuti”, dice lui post-partita, come se i suoi non lo fossero mai dopo il 45′. I cambi? Fagioli e Fazzini per Sohm e Gudmundsson al 62′, Dzeko (applausi da ex) per Mandragora all’75’. Risultato: zero impatto, centrocampo evaporato, Kean isolato. Mandragora, leggero e svagato, regala il gol del 2-0; Viti, espulso, certifica il crollo. Solo De Gea (7,5 in pagella ovunque) evita un 5-0.
Lla domanda sorge spontanea: quanto durerà questa fiducia cieca in Pioli? La Curva Fiesole tuona da settimane contro Pradè, Commisso nicchia, ma i numeri non mentono. Domenica col Lecce al Franchi sarà l’ultima chiamata: pareggio o ko, e addio mister. Perché, ironia della sorte, Pioli ha perso sei derby di fila col Milan contro l’Inter da allenatore rossonero, e ora, sulla panchina viola, l’Inter è diventata il suo tabù personale. “Non penso al mio futuro, ma alla classifica”, minimizza lui. Peccato che la classifica, con soli 4 punti, gridi vendetta.E la rosa? Non è da retrocessione: De Gea è un muro, Kean lotta (ma isolato), Gosens e Dodô spingono, Dzeko entra e motiva. Ma manca equilibrio: centrocampo anemico (Ndour e Sohm invisibili), difesa che regge 45′ poi implode. Contro il Como rimonta subita, pareggio col Pisa, ko con Roma e ora questo. Chivu, dall’altra parte, incassa i complimenti: Sucic (7,5), Calhanoglu (8), Bisseck solido. L’Inter reagisce al Napoli e vola, la Fiorentina affonda.In conclusione, cari viola, questa non è solo una sconfitta: è un invito al risveglio. Pioli ha tempo fino a domenica per invertire la rotta, ma con questo copione – blocco basso, crollo ripresa, cambi tardivi – sembra un disco rotto. Commisso, muovi il culo: la storia viola merita di più di questo sprofondo. Altrimenti, preparate i paracadute, perché la Serie B non è un’ipotesi così remota. E no, non è ironia: è matematica calcistica.
