La Viola nel Vortice: Quando i Gigli Marciscono e il Gol è un Ricordo Lontano

Sei giornate di Serie A, zero vittorie, tre pareggi da sbadiglio e tre sconfitte che fanno male come un calcio negli stinchi da un avversario che non vedevi arrivare. Quartultimi, con la zona retrocessione che strizza l’occhio come un creditore impaziente. E dire che l’estate sembrava un film di Hollywood: Rocco Commisso, il nostro Tony Soprano del calcio, sventolava banconote come fossero volantini di pizzeria, tanti milioni spesi per un attacco che prometteva fuoco e fiamme. E invece? Fuochi d’artificio bagnati, un petardo che fa “puff” e nulla più. Il gol è un mistero archeologico e i tifosi della Curva Fiesole sono pronti a issare barricate degne di un assedio medievale. La Fiorentina di oggi è un quadro rinascimentale dipinto con le dita: bello in teoria, un disastro nella pratica. Moise Kean, il bomber da 69 milioni, ha segnato un gol contro la Roma, ma poi si è perso come un turista in cerca del Duomo. Albert Gudmundsson, pagato quanto un attico a Manhattan, vaga in campo come se cercasse il Wi-Fi. E Piccoli? Bravo, segna in Conference League contro squadrette che sembrano uscite da un torneo amatoriale, ma in Serie A sembra allergico alla porta. È come aver comprato un’astronave e usarla per andare a prendere il pane: Oltre 100 milioni di euro di attacco, e l’unico risultato è un xG che sembra un’equazione di fisica quantistica, tanto è complicato tradurlo in reti. E la Curva? La Curva Fiesole, quei poeti del tifo, dopo il 1-2 casalingo contro la Roma – un match che inizia con Kean che illude al 6’ e finisce con Soulé e Cristante che ridono sotto i baffi – hanno pubblicato  un comunicato al vetriolo. “Cacciare Pradè”, tuonano, con quel tocco da sceneggiatori di Gomorra: “Intere$$i palesi”, con i dollarini al posto delle esse. Geniale, quasi poetico. Perché Daniele Pradè, il nostro Mago di Oz del mercato, ha trasformato l’oro di Commisso in latta riciclata. Acquisti? Una collezione di “usato sicuro” da squadre italiane, pagati come fossero Messi in erba. E Commisso? Il nostro Rocco, barricato nel suo loft newyorkese, guarda il disastro e twitta frasi motivazionali come un life coach in crisi. Esonerare qualcuno? Macché, ha un contratto triennale con Pioli da tre milioni l’anno. È come dire: “Ho prenotato la crociera sul Titanic, e ora che affonda, mi godo la vista”.E poi c’è Stefano Pioli, il nostro filosofo, l’uomo che ha portato il Milan a vincere lo scudetto e ora sembra perso in un cruciverba senza soluzioni. “La prestazione c’è, manca il risultato”, dice dopo la Roma, con la calma di un monaco buddista che ha appena perso il portafoglio. Caro Stefano, le prestazioni non pagano l’affitto. I numeri sono impietosi: 2,3 tiri a partita all’inizio, un xG da capogiro ma una concretezza da squadra di calcetto del giovedì sera. La difesa alta è un invito a nozze per i contropiedi avversari, il centrocampo con Fagioli e Mandragora è un’ode al caos creativo, e le ali… beh, quali ali? Contro il Como, rimontati al 94’ da un certo Addai che sembra uscito da un talent show; contro il Pisa, un 0-0 che sa di resa; e ora, con Milan, Bologna e Inter in agguato, più tre sfide europee che sembrano missioni suicide, Pioli deve fare il miracolo. Fiducia dalla società? Certo, “proseguiamo tutti assieme”, dicono. Traduzione: “Non abbiamo i soldi per licenziarti, quindi arrangiati”.Ma veniamo alle soluzioni. Per la dirigenza: Commisso, scendi dal tuo jet privato e fai pulizia. Non serve un’esecuzione in piazza, ma un bel “riposino” per Pradè, magari in un ufficio dove non possa più firmare assegni per giocatori che valgono la metà. Il mercato di gennaio deve essere una rivoluzione da discount: prestiti furbi, un esterno che corra davvero. Basta riciclati, Rocco: usa i dati, gli analytics, quelli che il tuo ds sembra ignorare come un invito a cena vegana. E tu, caro presidente, smetti di twittare e inizia ad ascoltare i tifosi. La Curva non è solo rumore: è il cuore di Firenze che batte, e ora batte incazzata.Per Pioli, il compito è da prestigiatore con un mazzo truccato. Cambia modulo, Stefano, che il tuo 3-4-2-1 è più prevedibile di un film di Natale su Canale 5. De Gea è un portiere da Oscar: usalo per costruire, non per parare i tuoi errori tattici. Gudmundsson? Sveglialo, mettilo al centro del progetto, non in panchina a contemplare le stelle. Fagioli? Proteggilo. Nicolussi-Caviglia, trasformalo in un mediano che morda che in Nazionale ci è andato mentre tu lo lasci in panchina a fare il tifo. E poi, allenamenti mirati: tiri, tiri, e ancora tiri. Basta pali e traverse, basta “occasioni create”. Il gol non è un’opinione, è un dovere. E con la Curva? Parla, Stefano, non nasconderti dietro frasi fatte. I tifosi meritano un guerriero, non un contabile delle statistiche.Questa crisi è un disastro con un fiocco regalo. La Fiorentina ha una rosa che, sulla carta, potrebbe giocarsela con chiunque. Ha un allenatore che sa vincere, anche se ora sembra smarrito come un turista senza Google Maps. Ha una tifoseria che trasformerebbe l’Artemio Franchi in un’arena romana. Serve una scintilla: una vittoria contro il Milan post-sosta, e il vento cambia. La Viola non è solo una squadra, è Firenze: arte, passione, orgoglio. Quindi, cari Pradè, Commisso, Pioli, svegliatevi. Smettetela di giocare a Monopoli coi soldi dei tifosi e iniziate a vincere. O almeno, fateci credere che ci state provando, prima che i gigli diventino concime per il prossimo disastro.

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