La Conference League. Quel torneo che per la Fiorentina è come un ex fidanzato affidabile: non ti fa sognare la Champions, ma almeno ti dà una notte di passione ogni tanto, senza troppi rimpianti al mattino. E ieri sera, al Franchi illuminato come un albero di Natale viola, Stefano Pioli ha finalmente incassato i primi tre punti stagionali in una competizione vera, non in quel circo ambulante che è diventata la Serie A per i suoi ragazzi. Contro il Sigma Olomouc, modesto club ceco che in Europa è al debutto come un ragazzino al primo appuntamento, la Fiorentina ha vinto 2-0. Roberto Piccoli ha aperto le danze al 27′, Cher Ndour ha chiuso i conti con un colpo di genio allo scadere, e David De Gea ha persino rimediato un giallo per aver “perso tempo” – roba che in Italia è quasi un complimento, no? Ma non illudiamoci: è stata una vittoria da manuale del pragmatismo calcistico, di quelle che ti fanno esultare con un sospiro di sollievo, come quando trovi il portafoglio che credevi perso sotto il divano.Partiamo dall’inizio, perché l’andamento della partita merita un’analisi con il bisturi, non con la penna a sfera. Pioli, che in panchina ha l’aria di un professore che corregge compiti estivi, schiera un 3-5-2 prudente ma con un pizzico di ambizione: De Gea tra i pali, perché in Conference si punta al lusso anche se in Serie A si litiga per i pareggi; linea difensiva con Luca Ranieri, Marin Pongračić e Pablo Marí, trio che sembra uscito da un casting per “I tre moschettieri viola”; a spingere sulle fasce Robin Gosens a sinistra e Dodô a destra, con Cher Ndour e Nicolò Fagioli a fare il motore in mezzo, supportati da Rolando Mandragora; davanti, Edin Džeko e proprio Piccoli, l’ex Atalanta che qui a Firenze sta cercando di dimostrare che non è solo un buon affare di mercato, ma un bomber con la B maiuscola.Dall’altra parte, Tomáš Janotka – allenatore del Sigma, uno che in Repubblica Ceca deve aver visto troppi film di Rocky per pensare di venire al Franchi a fare la vittima sacrificale – opta per un 4-2-3-1 solido, quasi difensivo: Jan Koutný in porta, difesa con Filip Slavíček, Abdoulaye Sylla, Patrik Huk e Jiří Šlám, a centrocampo Radim Breite e Michal Berán a fare gli equilibristi, con Lukáš Navratil, David Tkač e Artur Dołznikov a supporto dell’unica punta, il giovane Matěj Mikulenka, che sostituisce l’infortunato Daniel Vašulín. Squadra ceca compatta, con quel piglio da “noi veniamo per un punto e torniamo a casa contenti”, ma con un paio di frecce all’arco per pungere in contropiede. E infatti, nei primi minuti, il Sigma non si nasconde: pressano alto, rubano palla e al 25′ ci provano con una botta da fuori di Berán, che De Gea para senza sudare troppo. Al 27′, altra scintilla: Navratil calcia di poco alto. Sembra l’inizio di una di quelle serate in cui la Fiorentina, come al solito, si complica la vita da sola.Ma ecco il colpo di scena, quello che in un copione hollywoodiano si chiama “plot twist viola”. Al 27′, Piccoli – il bomber con quel fisico da centravanti che ha mangiato troppi tortellini – riceve palla, si accentra e scarica un destro secco che si infila all’angolino, beffando Koutný. 1-0. Esultanza contenuta, come si addice a una piazza che ha visto troppi gol subiti negli ultimi tempi, ma il Franchi esplode lo stesso: è il primo gol europeo di Piccoli in viola, e sa di liberazione. La Fiorentina, che in Serie A ha raccolto solo tre miseri punti in cinque partite, sembra ritrovare se stessa. Il press alto funziona: Ranieri ruba palloni come un ladro di biciclette, Fagioli orchestra con tocchi da maestro (peccato che in campionato sembri un pianista con le dita legate), e Gosens galoppa sulla fascia sinistra come se stesse inseguendo un autobus perso.Il primo tempo fila via così, con la Viola in controllo ma senza strafare. Al 30′, Piccoli sfiora il raddoppio con un tap-in su assist di Džeko, ma il bosniaco – che a 39 anni corre ancora come un ventenne, ma con l’eleganza di un nonno che porta i nipotini al parco – è in fuorigioco di un soffio. Il Sigma, dal canto suo, non molla: è una squadra operaia, di quelle che in Cechia lottano per la salvezza e qui in Europa giocano per l’onore, e Janotka urla dalla panchina come un allenatore di terza categoria che ha visto un rigore negato. Ma la differenza di categoria si vede: la Fiorentina ha il 54% di possesso, 14 tiri totali contro i 7 degli ospiti, e un De Gea che, tra un parata e l’altra, ha tempo di lanciare sguardi ironici alla curva, quasi a dire “vedete? In Europa sono ancora io il boss”.La ripresa inizia con un sussulto ceco: al 59′, Breite ci prova da fuori, De Gea devia in corner con un intervento che è più teatro che necessità. Al 62′, è Tkač a lambire il palo, e per un attimo il Franchi trattiene il fiato – sai com’è, la Fiorentina ha la specialità di regalare suspense anche quando è avanti di un gol. Pioli, dal suo scranno, gesticola come un direttore d’orchestra che ha perso il pentagramma: toglie Džeko per Albert Gudmundsson (che entra con la grinta di un islandese in un torneo di scacchi), Mandragora per Fabiano Parisi, e Ndour passa un po’ più avanti. Il Sigma, che ha perso cinque delle ultime sei trasferte, si riversa in avanti con la disperazione di chi sa che un pareggio qui varrebbe un’intera stagione, ma la difesa viola regge: Marí, stoico come un centurione romano, neutralizza Mikulenka, mentre Pongračić – croato con il cuore da gladiatore – anticipa ogni palla pericolosa.E poi, al 90+5′, il gran finale. Ultimo minuto, ultimo fallo laterale, palla a Gudmundsson che la appoggia per Ndour. Il danese, 20enne con i capelli da rockstar e il piede da metronomo, si inventa un destro da fuori area che si stampa sul palo interno e varca la linea: 2-0. Esultanza collettiva, Pioli sorride per la prima volta da settimane, e il Sigma torna in albergo con la valigia di sogni infranti. Tabellino dei marcatori chiaro come un comunicato stampa: Piccoli al 27′, Ndour al 95′. Ammoniti: Fagioli, Ndour e, dulcis in fundo, De Gea al 84′ per aver tenuto la palla tra le mani un secondo di troppo – in Italia lo chiameremmo “gestione del risultato”. La Fiorentina ha vinto, sì, ma non convince. È come quel pranzo domenicale con la suocera: alla fine è andato bene, ma hai sudato freddo per tutto il tempo. Pioli, che ha firmato il contratto con la promessa di “obiettivi europei”, oggi ha trovato la quadra: clean sheet, gol da chi deve dimostrare valore (Piccoli, che in estate sembrava un pacco non desiderato, ora è l’eroe del giorno), e una rotazione che ha risparmiato le prime linee per il prossimo disastro in Serie A. Ma le amnesie? Quelle ci sono state: al 72′, un errore di Gosens ha regalato un contropiede al Sigma, salvato solo dal provvidenziale Pongračić. E Fagioli, talento puro, ha sbagliato passaggi che in allenamento nemmeno un bambino di cinque anni sbaglierà. Ironia della sorte: in Conference, dove la Fiorentina ha perso due finali (2023 e 2024, contro West Ham e Olympiakos), arrivano i sorrisi; in campionato, dove sognano l’Europa, solo briciole.Il Sigma, va detto con rispetto, ha onorato il campo. Janotka ha messo su una squadra che, pur inferiore, non ha sfigurato: Mikulenka ha sfiorato il gol al 77′ con una girata che meritava applausi, e Koutný ha parato il possibile e l’impossibile, inclusa una botta di Ranieri al 45′ che ha scheggiato la traversa (Dodô ha ribattuto, ma offsides). Sono cechi tosti, di quelli che bevono birra come acqua e giocano con la fame di chi sa che l’Europa è un lusso. Per loro, questa sconfitta è un “arrivederci e grazie”, per la Fiorentina un “finalmente”.Guardando al futuro, questa vittoria è ossigeno puro. La Viola, che in estate ha speso, deve trasformare questi tre punti in benzina per il carrozzone Serie A. Pioli lo sa: “La Conference è un obiettivo, ma non l’unico” – parole sagge, dette con l’aria di chi ha visto troppi fantasmi. I tifosi, dal canto loro, esultano con ironia: “Almeno in Europa non pareggiamo 0-0”. E Ndour, con quel gol alla Rui Costa, è il simbolo di una gioventù viola che scalpita.In fondo, è questo il calcio: un misto di dramma, commedia e qualche lacrima di gioia. La Fiorentina ha battuto il Sigma 2-0, ha iniziato la sua quarta Conference con il piede giusto, e per una sera ha zittito i mugugni. Ma domani? Domani c’è la Serie A. Chissà, forse Piccoli e Ndour ci salveranno di nuovo. O forse no. Stay tuned, Firenze: la soap opera viola continua.
