Cagliari-Fiorentina: un duello sardo sotto un sole che scioglie, con la Viola che danza verso l’Europa

Il sipario si alza. Il palcoscenico è pronto: l’Unipol Domus di Cagliari. Qui, sotto un sole che potrebbe cuocere un uovo sull’asfalto, il Cagliari di Fabio Pisacane, novello condottiero con l’esperienza di un apprendista stregone, affronta la Fiorentina di Stefano Pioli, un maestro del riscatto che torna a Firenze con l’aria di chi ha un conto in sospeso con il destino. Non è solo l’esordio in campionato: è il preludio al ritorno dei playoff di Conference League, dove i viola, forti di un 3-0 rifilato agli ucraini del Polissya Zhytomyr, si preparano a danzare verso la fase a gironi. Ma attenzione, perché in Sardegna il copione può trasformarsi, con Pisacane che sogna di rovinare la festa viola e Pioli che non vede l’ora di dimostrare che il suo ritorno non è un semplice déjà-vu.

Cagliari 2025: un quindicesimo posto e una squadra in cerca di sé stessa

Per capire il Cagliari che si presenta a questa sfida, dobbiamo fare un passo indietro alla stagione 2024/25, un’annata che i tifosi rossoblù ricorderanno come un lungo giro sulle montagne russe, con più bassi che alti. Sotto la guida di Davide Nicola, il Cagliari ha chiuso il campionato al 15° posto con 36 punti, frutto di 8 vittorie, 12 pareggi e 18 sconfitte. Una salvezza sofferta, conquistata con un rush finale che ha evitato il baratro della Serie B, ma che ha lasciato in eredità più domande che risposte. La squadra ha segnato 40 gol (11 dei quali di testa, il 28% del totale, record nei top 5 campionati europei) ma ne ha incassati 56, mostrando una fragilità difensiva che farebbe impallidire anche un portiere di calcetto amatoriale.

Il mercato estivo non ha esattamente fatto gridare al miracolo. Nadir Zortea, terzino di qualità, è volato a Bologna, mentre Roberto Piccoli, autore di 5 gol l’anno scorso, è già un giocatore dalla Fiorentina (siamo però in attesa dell’ufficialità) – un trasferimento che sa di beffa shakespeariana. In entrata, il colpo più scintillante è Sebastiano Esposito, arrivato in prestito dall’Inter con l’etichetta di “promessa eterna” e la pressione di chi deve dimostrare di non essere solo un nome. Gianluca Gaetano, trequartista di talento ma reduce da un infortunio al menisco, è un altro punto interrogativo, mentre Zito Luvumbo resta l’unica certezza in attacco, con la sua velocità che potrebbe mettere in crisi anche un bradipo. Il resto della rosa? Un mix di giovani speranze (Matteo Prati, Michael Folorunsho) e veterani come Yerry Mina, che in difesa alterna interventi da guerriero a momenti di distrazione degni di un turista perso a Sant’Efisio. In porta, Elia Caprile è una scommessa: promettente, ma ancora lontano dall’essere il nuovo Donnarumma.

La Coppa Italia ha dato un assaggio di cosa aspettarsi: una vittoria ai rigori contro la Virtus Entella, squadra di Serie B, dopo un 1-1 che ha fatto storcere il naso anche ai più ottimisti. L’ex allenatore Ivo Pulga non ha usato mezzi termini: “La squadra manca di identità, e quel 3-5-2 con Deiola in difesa è un esperimento da laboratorio Frankenstein”. Pisacane, in conferenza stampa, ha provato a gettare acqua sul fuoco, dichiarando di fidarsi dei suoi difensori per fermare Moise Kean e di aver studiato la Fiorentina “con cura maniacale”. Ma il suo Cagliari, per ora, sembra un’orchestra che sta ancora accordando gli strumenti.

Fabio Pisacane: l’eroe della porta accanto, ma senza copione

Parliamo del protagonista: Fabio Pisacane, 39 anni, napoletano, ex difensore rossoblù e ora allenatore al debutto in Serie A. Pisacane è una figura che sembra uscita da un romanzo di Dickens: a 14 anni ha sconfitto la sindrome di Guillain-Barré, che lo aveva lasciato temporaneamente paralizzato, e nel 2011 ha rifiutato 50.000 euro per truccare una partita, diventando un simbolo di integrità e guadagnandosi il titolo di ambasciatore FIFA. Sul campo, ha avuto una carriera rispettabile, con 67 presenze in Serie A, ma come allenatore è un’incognita assoluta. Dopo aver vinto la Coppa Italia Primavera con il Cagliari nel 2025, battendo il Milan 3-0, è stato promosso in prima squadra l’11 giugno 2025, con un contratto fino al 2026 (rinnovo automatico in caso di salvezza). Un azzardo del presidente Tommaso Giulini, che ha preferito una soluzione interna a nomi più blasonati.

Pisacane dovrebbe schierare un 4-3-1-2, con Caprile in porta, una difesa a quattro con Gabriele Zappa, Mina, Luperto e Adam Obert, un centrocampo muscolare con Folorunsho, Prati e Michel Adopo, e Gaetano a supporto di Luvumbo ed Esposito. Ma il suo approccio tattico è ancora un mistero: in preseason ha alternato momenti di discreta organizzazione a svarioni difensivi che farebbero rabbrividire anche un allenatore di Subbuteo. Riuscirà a dare un’identità a questa squadra? Per ora, il suo Cagliari sembra un cantiere aperto, con operai che corrono senza sapere bene dove andare.

La Fiorentina e il sogno europeo

La Fiorentina, al contrario, arriva in Sardegna con la sicurezza di chi sa di giocare in un altro campionato, letteralmente e metaforicamente.

Il ritorno di Stefano Pioli ha riacceso l’entusiasmo. Pioli, che ha allenato la Fiorentina dal 2017 al 2019 (69 partite, 24 vittorie, 24 pareggi, 21 sconfitte), porta con sé un curriculum di tutto rispetto: Scudetto con il Milan nel 2022, semifinali di Champions League nel 2023, e una breve (e poco gloriosa) parentesi all’Al-Nassr, chiusa con un terzo posto in Arabia Saudita e un’eliminazione in semifinale di AFC Champions League. Il suo contratto triennale con la Viola è un segnale chiaro: Firenze vuole tornare grande.
La rosa è un mix di esperienza e talento. In porta, David De Gea, 35 anni, è una certezza di lusso. La difesa a tre, guidata da Luca Ranieri, Marin Pongracic e il giovane Christian Comuzzo, è solida ma non impenetrabile. A centrocampo, Nicolò Fagioli porta qualità, Simon Sohm muscoli, mentre Dodô e Robin Gosens sulle fasce garantiscono spinta. In attacco, Moise Kean, nonostante l’espulsione in Conference League, resta una minaccia (gol e assist nell’andata contro il Polissya), affiancato da Edin Dzeko, 39 anni e ancora letale, e Albert Gudmundsson, che aggiunge imprevedibilità. L’arrivo di Piccoli potrebbe essere la ciliegina su una torta già ricca. La formazione tipo di Pioli, un 3-5-2, è pensata per transizioni rapide e un gioco offensivo, con i viola che l’anno scorso hanno segnato 12 gol nei primi 15 minuti di gioco, record in Serie A.

Il contesto: un antipasto di Conference League con contorno di incertezza

Questa partita non è solo l’esordio in campionato, ma anche un test cruciale per entrambe le squadre. La Fiorentina, forte del 3-0 in Conference League (nonostante il rosso di Kean), guarda al ritorno di giovedì con la serenità di chi ha già un piede nella fase a gironi. Il Cagliari, invece, deve dimostrare di non essere solo una comparsa. I precedenti non aiutano i sardi: la Viola è imbattuta da 9 incontri (6 vittorie, 3 pareggi), con 4 successi consecutivi, l’ultimo dei quali un 2-0 nel 2024. In 21 sfide all’Unipol Domus, l’equilibrio è perfetto: 7 vittorie a testa e 7 pareggi, ma le ultime due sono andate ai viola.

Pisacane, in conferenza, ha promesso una “cura maniacale” per fermare Kean e sfruttare le difficoltà della Fiorentina nel gestire il palleggio in preseason. Ma la realtà è che i viola hanno più qualità, più esperienza e un allenatore che sa come vincere. Il Cagliari, con un mercato ancora incompleto e un tecnico al debutto, sembra destinato a recitare la parte del pugile che incassa ma non molla.

E allora, che partita sarà? La Fiorentina parte con i favori del pronostico: ha una rosa superiore, un allenatore rodato e un morale alle stelle dopo il 3-0 europeo. Il Cagliari, invece, è un’incognita: potrebbe sorprendere con l’orgoglio sardo o crollare sotto il peso delle sue fragilità. Immaginate Pisacane che, come un novello Don Chisciotte, guida i suoi contro i mulini a vento viola, con Luvumbo che dribbla mezza difesa e Caprile che para l’impossibile. Sarebbe epico, ma più probabile che finisca come una sitcom prevedibile.

Pronostico: Il Cagliari potrebbe creare qualche grattacapo, magari con Esposito che prova a far vedere che non è solo un hype, ma la Viola sembra troppo avanti. E se Fazzini o Dzeko dovessero debuttare e segnare, beh, sarebbe il colpo di scena perfetto per un copione già scritto.

Conclusione: calcio, sudore e una risata amara

Quindi, accomodatevi per questo Cagliari-Fiorentina, un match che è un cocktail di passione e  sudore. I rossoblù proveranno a fare la voce grossa, ma i viola sembrano destinati a uscire dall’Unipol Domus con un sorriso sornione e tre punti in tasca. Pisacane sogna l’impresa, ma per ora il suo Cagliari è come un attore che dimentica le battute sul palco. Pioli, invece, dirige la sua orchestra con la sicurezza di chi sa che il pubblico è dalla sua parte. E se il caldo sardo dovesse giocare brutti scherzi, ci sarà sempre spazio per una risata. Perché il calcio, in fondo, è una commedia grottesca, dove i sogni si scontrano con la realtà.

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