Pioli e la sua Viola danzano il valzer delle riserve, ma il Leicester non fa sconti

In una giornata d’agosto che profuma di Premier League e fish and chips, la Fiorentina di Stefano Pioli si presenta al King Power Stadium con l’ardore di chi ha prenotato una vacanza studio ma si ritrova a sostenere un esame senza aver studiato. Contro un Leicester affamato, retrocesso in Championship ma con la grinta di chi sogna ancora i fasti del 2016, la Viola incassa un 2-0 che brucia come una scottatura estiva. È solo un’amichevole, certo, ma la sconfitta ha il sapore di un cappuccino freddo servito con un sorriso di scherno.

Una formazione da “roulette russa” calcistica
Pioli, stratega emiliano con il pallino degli esperimenti, decide di affrontare il Leicester con un undici che sembra scelto pescando nomi da un cappello magico. In porta, Leonardo Martinelli, che pare più un turista in cerca di un pub che un portiere pronto a parare. In difesa, un trio inedito: Kouadio, Pablo Marì (fascia da capitano, forse vinta a una riffa aziendale) e il debuttante Viti, che deve essersi chiesto se il suo esordio viola dovesse proprio essere un viaggio nell’ignoto. A centrocampo, Fortini e Fabiano Parisi galoppano come cavalli senza redini, mentre Bianco e Richardson provano a fare diga, ma con la solidità di una diga di carta pesta. In attacco, Lucas Beltran, osservato dal Flamengo come un’opera d’arte di dubbia provenienza, è la punta di un 3-4-2-1, con Fazzini e Sabiri a fare da trequartisti, ma con l’impatto di due candeline spente a un compleanno.

Il Leicester, invece, non ha intenzione di fare la comparsa in questo copione estivo. Jordan Ayew e Abdul Fatawu, due nomi che a Firenze risuoneranno come un jingle pubblicitario indesiderato, si preparano a trasformare il primo tempo in una masterclass di cinismo calcistico, mentre la Fiorentina osserva con la concentrazione di un impiegato durante un meeting delle 17.

Un primo tempo da manuale dell’autodistruzione
Il fischio d’inizio dà il via a un primo tempo che sembra progettato per far rimpiangere i tifosi viola di non essere rimasti a casa a guardare un documentario su Dante. Il Leicester attacca con la ferocia di un lupo affamato, mentre la Viola si muove con la lentezza di una tartaruga in ferie. Al 29’, il primo schiaffo: Ayew, servito da un triangolo con Fatawu ed El Khannouss, trafigge Martinelli, con Parisi che marca l’avversario con l’entusiasmo di un vigile urbano in pausa caffè. Errore difensivo? Diciamo che Parisi ha interpretato il ruolo di terzino come un attore che legge il copione al contrario.

Al 35’, il bis: Fatawu scappa ancora a Parisi, che a questo punto deve aver considerato una carriera da guida turistica, e piazza il pallone sul secondo palo, dove Martinelli può solo guardarlo con l’aria di chi ha appena ricevuto una multa ingiusta. 2-0. La Fiorentina prova a reagire, ma la sua manovra è lenta, prevedibile, come un remake di un film di cui nessuno sentiva il bisogno. Beltran? Più invisibile di un ninja in una notte senza luna. Fazzini e Sabiri? Due sagome di cartone in un set abbandonato. Il primo tempo si chiude con i viola sotto di due gol e la sensazione di aver lasciato il calcio vero al Viola Park, chiuso in una valigia dimenticata.

La ripresa: i titolari entrano, il Leicester si annoia
Nel secondo tempo, Pioli si rende conto che il suo esperimento da alchimista dilettante rischia di trasformarsi in una figuraccia da Guinness dei primati e getta nella mischia i titolari. Fuori Beltran, Parisi, Fazzini e compagnia, dentro Nicolò Fagioli, Moise Kean, Edin Dzeko, Robin Gosens, Dodò, Pongracic, Ranieri, Comuzzo e Albert Gudmundsson. Un cambio di rotta che dovrebbe ribaltare la partita come un cuoco stellato gira una bistecca. E invece? Il Leicester, con la calma di chi ha già prenotato la vittoria, si limita a gestire. Steffen Hermansen, portiere delle Foxes, passa un secondo tempo più tranquillo di un bibliotecario in un monastero.

La Fiorentina ci prova, per decenza. Beltran, prima di uscire, ha un guizzo al 56’ che si conclude con un tiro deviato in angolo, come un fuoco d’artificio difettoso. Dzeko, a 39 anni, tenta un pallonetto da centrocampo che è più un omaggio alla sua sfacciataggine che una reale minaccia. Kean reclama un rigore per un presunto tocco di mano, ma l’arbitro, con la flemma di un lord inglese davanti a una tazza di tè, lo ignora come un volantino di televendite. Fagioli ci prova con una punizione, ma il pallone finisce in orbita, probabilmente diretto a un fish and chips di Leicester. La Viola spinge, ma il Leicester ha già chiuso la porta e nascosto la chiave sotto un prato inglese.

Pagelle: chi galleggia, chi affonda
Martinelli (5,5): non un muro, ma nemmeno il principale colpevole di questa disfatta estiva. Parisi (4,5): caro Fabiani, la marcatura non è un optional, magari ripassala prima di Nottingham. Beltran (5): il Flamengo ti osserva, ma oggi eri più trasparente di una vetrina di cristallo. Fazzini (5) e Sabiri (5): due comparse che non vedranno mai il montaggio finale. Tra i subentrati, Dodò (6) e Kean (6) hanno provato a dare una scossa, mentre Dzeko (6) ha dimostrato che l’audacia non ha età, ma i gol sì. Pioli (4,5): la tua passione per gli esperimenti è ammirevole, ma schierare una squadra da “fantacalcio fatto al bar” contro un Leicester affamato è stato come presentarsi a un duello con un cucchiaio.

Cosa resta di questo scivolone?
È un’amichevole, nessuno lo nega, ma come direbbe un tifoso viola davanti a una ribollita senza sapore, “un po’ di dignità, suvvia!”. La Fiorentina ha mostrato due volti: quello del primo tempo, un disastro che farebbe impallidire un allenatore di Promozione, e quello della ripresa, che almeno ha provato a salvare l’onore. La difesa? Più fragile di un biscotto inzuppato troppo a lungo. L’attacco? Zero gol contro un Leicester retrocesso in Championship non è proprio un manifesto per la Conference League.

Prossime tappe: Nottingham e United
La tournée inglese offre altre due chance: martedì contro il Nottingham Forest e sabato contro il Manchester United all’Old Trafford. Due test che diranno se la Viola è solo arrugginita o se c’è da preoccuparsi davvero. Per ora, il calcio d’agosto è come un provino per un talent show e purtroppo non sempre sei pronto a incantare. Però, caro Pioli, magari la prossima volta metti qualche titolarie dall’inizio. Perché, vabbè, il Leicester non è il Real Madrid, ma a tutto c’è un limite.

In conclusione, questa sconfitta è una sberla estiva, di quelle che fanno più rumore che male. La Fiorentina ha tempo per rimettersi in carreggiata, ma oggi, al King Power, ha imparato che scendere in campo con le seconde linee contro un avversario motivato è come presentarsi a un esame con un quaderno bianco. E la Viola, si sa, merita di essere più un capolavoro di Botticelli che un disegno abbozzato.

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