Addio a Celeste Pin: Firenze piange la perdita di una leggenda

Un silenzio assordante è calato oggi sulla città di Firenze, come se il vento che accarezza l’Arno si fosse fermato per un istante, portando con sé il dolore di una notizia devastante: Celeste Pin, storico difensore e bandiera della Fiorentina, è morto all’età di 64 anni. Ritrovato senza vita nella sua abitazione sulle colline di Careggi, secondo le prime ricostruzioni, Pin avrebbe compiuto un gesto estremo, lasciando un vuoto incolmabile nei cuori dei tifosi viola e di chiunque abbia conosciuto la sua eleganza, dentro e fuori dal campo. La sua scomparsa non è solo la perdita di un grande calciatore, ma di un simbolo di passione, sacrificio e amore per la Fiorentina, una figura che incarnava l’anima di una città e di una squadra.

Un difensore elegante, un uomo di cuore

Nato il 25 aprile 1961 a San Martino di Colle Umberto, in provincia di Treviso, Celeste Pin ha scritto pagine indimenticabili nella storia del calcio italiano. La sua carriera iniziò nel Perugia, dove, tra il 1979 e il 1982, si fece notare per la sua solidità difensiva e per un’intelligenza tattica fuori dal comune. Ma fu a Firenze, con la maglia viola della Fiorentina, che Pin trovò la sua vera casa. Arrivato nel 1982, disputò nove stagioni con il club gigliato, dal 1982 al 1991, diventando un pilastro della difesa e un leader silenzioso. Con oltre 200 presenze in Serie A, Pin si distinse per uno stile di gioco che univa forza fisica, eleganza e visione: non era solo un difensore che chiudeva gli spazi con decisione, ma un regista difensivo capace di anticipare le mosse degli avversari, di spezzare il gioco con tackle precisi e di guidare i compagni con uno sguardo che trasmetteva sicurezza.

Sul prato verde del vecchio Stadio Comunale, sotto il cielo di Firenze che si tingeva di viola al tramonto, Pin era una presenza costante. I tifosi ricordano ancora il suono dei suoi interventi, il tonfo del pallone che si spegneva sotto il suo controllo, e il ruggito della Curva Fiesole che scandiva il suo nome. La sua capacità di leggere il gioco, di posizionarsi con una precisione quasi chirurgica, lo rendeva un baluardo insormontabile, un gentiluomo in campo che non alzava mai la voce, ma parlava con le sue giocate.

La finale di Coppa UEFA: un sogno viola sfiorato

Uno dei momenti più alti della carriera di Pin con la Fiorentina fu la finale di Coppa UEFA 1989-90, un traguardo che ancora oggi brilla nella memoria dei tifosi viola, anche se segnato dall’amarezza della sconfitta. La squadra, allenata da Francesco Graziani, affrontò la Juventus in un doppio confronto che rappresentava il sogno di portare a Firenze un trofeo europeo. Nella gara di andata, giocata allo Stadio Comunale di Torino, la Fiorentina tenne testa ai bianconeri con una prestazione di grande cuore. Pin, al centro della difesa, fu monumentale: il suo duello con l’attaccante juventino Pierluigi Casiraghi fu un capolavoro di concentrazione e sacrificio, con interventi che sembravano danze, precisi e senza sbavature.

La gara di ritorno, disputata ad Avellino – a causa della squalifica del campo – fu un colpo al cuore. La Juventus, alla fine del doppio confronto, si impose e portò a casa la Coppa. Pin, come sempre, guidò la difesa con la sua consueta classe. Il silenzio dello spogliatoio viola al fischio finale, rotto solo dal suono lontano dei festeggiamenti bianconeri, fu un momento che Pin portò con sé per sempre, come raccontò anni dopo in un’intervista: “Quella finale ci spezzò il cuore, ma ci unì ancora di più a questa città. Firenze meritava quel trofeo”. Quel sogno sfiorato rimane una delle pagine più emozionanti della storia viola, e Pin ne fu uno dei protagonisti più amati.

Una vita al servizio del calcio e di Firenze

Dopo aver lasciato la Fiorentina, Pin continuò la sua carriera con l’Hellas Verona, dove giocò per tre stagioni, collezionando 137 presenze e dimostrando che la sua classe non aveva età. Chiuse il suo percorso da calciatore nel 1995-96 con il Siena, una squadra toscana che rafforzò il suo legame con la regione che lo aveva accolto come un figlio. Ma il calcio, per Pin, non finì con il ritiro. Conseguita l’abilitazione a direttore sportivo, si dedicò alle realtà locali toscane – Montemurlo, Affrico, Fortis Juventus, Club Sportivo Firenze – portando la sua esperienza e il suo amore per il gioco ai giovani talenti. La sua voce, calma e riflessiva, risuonava nei campi di provincia, dove insegnava non solo tecnica, ma valori come il rispetto e la dedizione.

A Firenze, Pin era una presenza costante. Le sue analisi, il suo sorriso discreto durante gli eventi organizzati dalla Fiorentina, il suo modo di raccontare il calcio con passione e competenza lo rendevano una figura amata da tutti. Nel 2022, l’ingresso nella “ACF Fiorentina Hall of Fame” fu il riconoscimento di una carriera e di una vita dedicate al viola. Anche fuori dal calcio, Pin si era costruito una solida carriera nel settore immobiliare, ma il suo cuore batteva sempre per Firenze: le passeggiate lungo l’Arno, il profumo dei mercati rionali, il suono delle campane di Santa Maria del Fiore erano parte di lui, come lui era parte della città.

Il dolore di una perdita improvvisa

La notizia della sua morte ha colpito Firenze come un fulmine in pieno giorno. Il comunicato ufficiale della Fiorentina, firmato dal Presidente Rocco Commisso e da tutta la dirigenza, è stato un grido di dolore: “Celeste Pin non era solo un grande calciatore, ma un uomo che ha incarnato i valori della Fiorentina e di Firenze. Il suo amore per questa maglia e questa città rimarrà per sempre nei nostri cuori”. L’Hellas Verona, il Perugia e il Siena si sono uniti al cordoglio, mentre i social sono stati inondati da messaggi di tifosi, ex compagni e personalità del calcio che ricordano Pin come un gentiluomo, un leader, un amico.

La tragica decisione di Pin di togliersi la vita ha aggiunto un’ombra di mistero e dolore a questa perdita. Le colline di Careggi, dove amava rifugiarsi, sono oggi un luogo di silenzio e riflessione, come se la natura stessa piangesse per lui.

L’eredità di un simbolo viola

Celeste Pin non era solo un difensore, ma un poeta del calcio, un uomo che trasformava ogni intervento in un gesto di eleganza, ogni partita in una dichiarazione d’amore per la Fiorentina. Il suo ricordo vivrà nei racconti dei tifosi, nelle immagini sbiadite delle partite al Comunale, nel calore della Curva Fiesole che scandisce ancora il suo nome. Firenze piange, ma non dimenticherà. Addio, Celeste: il tuo cuore viola batte ancora, eterno, tra le strade di questa città.

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