Il calcio italiano ha trovato la sua nuova religione: il “progetto giovani”. Ogni squadra, dalla Juventus che si crede eterna al Como che sogna di essere la nuova Atalanta, si è messa a sbandierare talenti under 23 come se fossero la chiave per l’El Dorado. È la moda del momento, il tormentone estivo che fa palpitare i tifosi e vendere i giornali.
Juventus: Yildiz, il messia con il ciuffo
La Juventus, che da anni naviga tra bilanci da film horror e ambizioni da colossal hollywoodiano, ha deciso che il futuro è Kenan Yildiz. Il ragazzo ha talento, dribbling, e un nome che sembra fatto apposta per le magliette personalizzate. I tifosi bianconeri già lo vedono sollevare la Champions, ma la realtà è che ogni gol di Yildiz viene celebrato come se fosse la scoperta della penicillina. È bravo, certo, ma trasformarlo nel “nuovo Del Piero” dopo due scatti in Coppa Italia è come credere che un karaoke decente ti faccia diventare Pavarotti. La dirigenza, con quel fare da maghi delle plusvalenze, parla di “progetto giovani” mentre vende mezza squadra per pagare le bollette. Nicolò Savona è l’altro totem di questa rivoluzione: un talento che deve dimostrare di non essere l’ennesima promessa mandata in prestito per “farsi le ossa”. La Juventus punta sui giovani, sì, ma solo perché i vecchi campioni costano quanto un jet privato.
Inter: Pio Esposito, il Vieri che non c’è
A Milano, sponda nerazzurra, l’Inter ha deciso di puntare su Pio Esposito, un centravanti moderno con la faccia da attore di telenovelas e un piede che fa sognare. Ogni volta che tocca palla, i commentatori si esaltano come se avessero visto Maradona reincarnato. Ma diciamolo: l’Inter, che ha passato anni a inseguire scudetti con veterani come Lukaku, ora si riscopre paladina dei giovani solo perché il bilancio trema come un budino. Esposito è bravo, ma affidargli le chiavi dell’attacco è come dare a un sedicenne la patente e una Ferrari: o diventa un fenomeno, o finisce contro un guardrail. La narrazione del “progetto giovani” nerazzurro è condita da proclami epici, ma sotto sotto si sente l’odore di una strategia di ripiego. Se poi Esposito non esplode entro Natale, tranquilli: c’è sempre un prestito al Genoa o al Sassuolo per salvarlo.
Milan: Camarda, il recordman che non segna
Il Milan, che da anni alterna momenti di grandeur a figuracce epocali, ha trovato il suo nuovo idolo in Francesco Camarda. A 16 anni, il ragazzo ha già battuto ogni record di precocità: esordio in Serie A, esordio in Champions, probabilmente anche esordio nel fare la spesa per la mamma. Peccato che i gol, quelli veri, siano ancora un miraggio. Il “progetto Milan Futuro” è l’orgoglio di Casa Rossonera, una sorta di Hogwarts per talenti dove Camarda, Mattia Liberali e compagnia sono i prescelti. Ma il rischio è che questo progetto sia solo un bel racconto per mascherare la mancanza di un centravanti da 30 gol a stagione. I tifosi rossoneri sognano, ma il sospetto è che Camarda finisca come tanti altri: un talento celebrato a 16 anni, dimenticato a 20. Però, intanto, il re Mida dei dirigenti sportivi, Pantaleo Corvino, ha pensato bene di accaparrarselo. Non si sa mai. Lecce può essere la piazza giusta per farsi le ossa. Nel frattempo, il Milan continua a cercare terzini sinistri in giro per l’Europa, perché puntare sui giovani va bene, ma senza esagerare.
Napoli: Conte, il sergente che forgia i marmocchi
A Napoli, Antonio Conte ha preso il “progetto giovani” e lo ha trasformato in un campo militare. Billy Gilmour, scozzese con la faccia da bibliotecario e il cuore da guerriero, è il nuovo pupillo del tecnico salentino. Conte non fa proclami: lui i giovani li prende, li sgrida, li fa correre e li trasforma in macchine da guerra. Altro che sogni e promesse: qui si suda, si corre e si vince. Il Napoli, che dopo lo scudetto del 2023 sembrava destinato a un decennio di dominio, ha trovato in Conte l’uomo capace di far rendere un ventenne come un veterano. Ma guai a chiamarlo “progetto giovani”: per Conte, un giocatore è un soldato, non importa se ha 18 o 38 anni. La differenza? A Napoli i giovani giocano per vincere, non per fare esperienza. E se non ce la fanno, c’è sempre il mercato di gennaio per rimediare.
Roma: Gasperini e l’arte di sopravvivere
A Roma, Gian Piero Gasperini sta cercando di costruire il suo “progetto giovani” in una città che ha la pazienza di un tassista nel traffico. Matias Soulé, con i suoi dribbling da giocoliere, è il simbolo di questa Roma 2.0, ma la Capitale è un tritacarne: un giorno sei un idolo, il giorno dopo sei il capro espiatorio. Gasperini, che di pressioni se ne intende, sta provando a dare fiducia a talenti come Tommaso Baldanzi, ma il sospetto è che il “progetto giovani” giallorosso sia più una necessità che una scelta. La Roma non ha i soldi per i big, quindi si affida ai ragazzi. Bello, romantico, ma rischioso: se i risultati non arrivano, il Gasp finirà a commentare le partite su una piattaforma streaming, e Soulé sarà l’ennesimo “poteva essere ma non è stato”.
Il grande bluff del calcio italiano
Il “progetto giovani” della Serie A è come un’audizione per un talent show: tutti si presentano con i capelli pettinati e il sorriso smagliante, ma poi scopri che il microfono è spento e il pubblico vuole solo i soliti cantanti di cover. Le squadre italiane giurano amore eterno ai talenti under 23, ma solo perché i big costano quanto un attico a Dubai. È la solita storia: si parla di futuro mentre si prega che il presente non faccia troppi danni. Il Sassuolo e l’Atalanta sfornano campioncini come una pasticceria produce cornetti, ma quanti di quei ragazzi diventeranno davvero fenomeni? Pochi, perché in Italia i giovani sono una bella favola, ma il lieto fine lo scrivono sempre i veterani con lo stipendio a sei zeri. E i tifosi? Si esaltano per un dribbling di Yildiz o un gol di Camarda, ma poi sognano il ritorno di un centravanti brizzolato che “sa come si fa”. Intanto, il pallone rotola, i social esplodono di meme e noi restiamo qui, con la consapevolezza che questa rivoluzione giovanile è solo l’ennesimo spot pubblicitario per vendere magliette. Ma vuoi mettere il gusto di crederci, almeno fino al prossimo flop?
