Mondiale per Club: Il circo di Infantino tra fulmini e polemiche da calendario

Il Mondiale per Club, versione extralarge, sta trasformando gli Stati Uniti in un circo calcistico a 32 squadre. Un torneo che sembra un mix tra un reality show, una tournée estiva da jet lag e una scommessa di Gianni Infantino per dimostrare che il calcio può essere più complicato di un puzzle. Proviamo a fare il punto su questo carrozzone che, tra fulmini, orari improbabili e qualche perla calcistica, sta tenendo svegli i tifosi italiani a orari da vampiri.

Le partite giocate: un’Odissea con fulmini e sudamericani incavolati

Il Mondiale per Club ha già regalato momenti che oscillano tra l’epico e il grottesco. Prendiamo Chelsea-Benfica, una partita che sembrava destinata a entrare nella storia per il risultato, ma che invece si è guadagnata l’Oscar per la durata: quasi cinque ore, con una sospensione di due ore per un’allerta fulmini che ha trasformato lo stadio in un set da film apocalittico. Sul campo, il Chelsea di Maresca ha chiuso i conti con un 4-1 ai supplementari, approfittando di un Benfica in dieci uomini e di un Di Maria che, a 37 anni, ha provato a ricordarci perché lo chiamano “El Fideo”, ma non è bastato. I Blues ora affronteranno il Palmeiras, che ha eliminato il Botafogo in un derby brasiliano che ha fatto felici i pronosticatori di Sisal e disperare chi sperava in un upset.

Le italiane? L’Inter ha fatto il suo, vincendo il girone con autorità e preparandosi a sfidare il Fluminense agli ottavi, mentre la Juventus, seconda dietro il Manchester City, si troverà di fronte il Real Madrid in un ottavo di finale che sa già di sentenza. I nerazzurri hanno gestito il loro girone con la calma di chi sa di essere favorito, affrontando Monterrey, Urawa Red Diamonds e River Plate con la sicurezza di un Christian Chivu che sembra aver trovato la formula magica per non sbagliare mai. La Juve, invece, si è sbarazzata facilmente di Al Ain e Wydad Casablanca, per poi inchinarsi al Manchester City in un girone che sembrava scritto apposta per umiliarla. Ora i bianconeri si preparano a un ottavo di finale contro il Real Madrid, che ha tutta l’aria di un’esecuzione in diretta mondiale. Buona fortuna, Igor Tudor, ne avrai bisogno.

E poi ci sono le squadre sudamericane, veri outsider che stanno dando filo da torcere alle big europee. Il Botafogo ha avuto l’ardire di battere il PSG di Luis Enrique, dimostrando che la Copa Libertadores non è solo un trofeo da esibire, ma una garanzia di grinta. Il Palmeiras, con una difesa solida e un Abel Ferreira che sembra un generale in trincea, è la mina vagante. Persino il Flamengo ha fatto vedere i sorci verdi al Chelsea, vincendo 3-1 in una partita che ha mandato in tilt i tifosi londinesi. Insomma, le squadre brasiliane hanno dimostrato che il calcio non è solo una questione di budget, ma di garra.

Le partite da giocare: chi vincerà il carrozzone?

Gli ottavi di finale sono già un menu ricco di portate succulente. Oltre a Juve-Real Madrid e Inter-Fluminense, c’è il Dortmund che se la vedrà con il Monterrey, mentre il Chelsea affronterà il Palmeiras in un quarto di finale che promette scintille. E poi c’è l’Al Hilal di Inzaghi, che sfiderà il Manchester City di Guardiola in una partita che potrebbe essere una lezione di tattica o un disastro annunciato per i sauditi.

Le favorite? Ovvio, le europee. Real Madrid e PSG sono in pole, con il Bayern Monaco e il Manchester City che non stanno certo a guardare. Ma attenzione: questo torneo, con il suo calendario compresso e il caldo americano, sembra fatto apposta per regalare sorprese. Immaginate un Palmeiras o un Fluminense che arriva in semifinale e manda in crisi le quote dei bookmakers.

Pro: un mondiale per tutti i gusti

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: questo Mondiale per Club ha qualche freccia al suo arco. Prima di tutto, il format a 32 squadre garantisce una discreta varietà. Non è più la solita sfida tra campioni continentali, ma un torneo che mette insieme big europee, sorprese sudamericane, squadre africane come l’Al Ahly e asiatiche come l’Urawa Red Diamonds, più qualche comparsa come l’Auckland City, che contro il Bayern ha preso 10 gol ma ha comunque fatto parlare di sé.

Poi c’è l’aspetto economico. La FIFA ha messo sul piatto un montepremi faraonico, con 525 milioni di dollari distribuiti per la partecipazione e 475 per i risultati. I club europei possono portarsi a casa tra i 12,81 e i 38,19 milioni, cifre che fanno brillare gli occhi ai direttori finanziari. E non dimentichiamo l’impatto economico stimato: 9,6 miliardi di dollari di PIL negli USA e 105.000 posti di lavoro. Non male per un mese di pallone.

E, diciamolo, il fatto che tutte le 63 partite siano trasmesse gratis su DAZN e una al giorno in chiaro su Mediaset è un bel colpo per i tifosi. Certo, guardarle alle 3 di notte ora italiana non è proprio il massimo, ma vuoi mettere la soddisfazione di vedere Messi palleggiare mentre sorseggi un caffè per non crollare?

Contro: un calendario che sembra uno scherzo

E ora veniamo al lato oscuro. Questo torneo è un caos organizzato, un po’ come provare a prenotare un volo low-cost durante le vacanze di Natale. Il calendario è un insulto al bioritmo dei giocatori: partite ogni tre giorni, in un’estate che dovrebbe essere di riposo, con il rischio di infortuni che pende come una spada di Damocle. La FIFPro e il World Leagues Forum hanno già alzato la voce, lamentando l’impatto sulla salute dei calciatori. E hanno ragione: questo Mondiale sembra un esperimento per vedere quanti esseri umani possono giocare a calcio prima di collassare.

Poi c’è la questione estetica. Questo torneo sembra una tournée estiva mascherata da competizione seria. Giocatori come Müller e Modric, che hanno già detto addio alle loro squadre, sembrano fuori posto, come se stessero giocando una partita di calcetto tra amici prima di andare in pensione. E la qualificazione di alcune squadre, come l’Inter Miami di Messi, puzza di decisione politica più che di merito sportivo.

E gli spettatori americani? Beh, i dati parlano chiaro: una media di 37.000 spettatori a partita e un tasso di riempimento degli stadi del 58%. Non proprio un successo travolgente, soprattutto se paragonato agli eventi europei. Forse perché gli americani preferiscono il loro football o perché, semplicemente, non hanno capito che questo non è un Super Bowl.


Un esperimento da rivedere

Il Mondiale per Club è un po’ come un film di Hollywood: tanto budget, effetti speciali, ma una trama che lascia perplessi. Ha il merito di portare il calcio globale in un unico grande palco, ma inciampa su un’organizzazione che sembra pensata da qualcuno che odia i calciatori e i loro polmoni. Le partite giocate finora ci hanno regalato emozioni, sorprese e qualche risata (tipo l’Auckland City che prende 10 gol), ma quelle da giocare potrebbero riservare ancora più colpi di scena. Inter e Juve, nel frattempo, tengono alta la bandiera italiana, anche se il rischio di tornare a casa con le pive nel sacco è dietro l’angolo.

Insomma, caro Infantino, il tuo carrozzone è partito, ma forse è il caso di cambiare qualche ruota prima dell’edizione 2029. Nel frattempo, prepariamoci a notti insonni e a partite che, tra fulmini e magie di Mbappé, potrebbero ancora sorprenderci. O farci addormentare sul divano.

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