L’Arno scorre placido, ma al Viola Park l’atmosfera è quella di un circo dove il domatore è in ritardo, i leoni sono scappati e il pubblico già fischia. La Fiorentina si tuffa nel calciomercato estivo con l’entusiasmo di chi va dal dentista per una devitalizzazione. Stefano Pioli, il Messia designato, è ancora ostaggio del suo contratto con l’Al-Nassr, dove guadagna più di un emiro e divide il campo con un Cristiano Ronaldo che, a 40 anni, segna gol come se il tempo fosse un optional. Rocco Commisso, dall’alto del suo grattacielo newyorkese, osserva il caos, mentre Daniele Pradè e Roberto Goretti si destreggiano tra prestiti, mancati riscatti e un unico acquisto: Edin Dzeko, il faraone 39enne che sembra l’unico a sapere dove sta la porta.
Dzeko, il Re Bosniaco in una Corte di Prestati
L’unico colpo chiuso, per ora, è Edin Dzeko, svincolato dal Fenerbahce e arrivato a Firenze con un contratto annuale da 1,8 milioni più bonus, con opzione per un secondo anno se non si rompe prima. A 39 anni, il “Cigno di Sarajevo” è più un’aquila stagionata, ma il suo fiuto per il gol è ancora più affidabile di un navigatore satellitare. Pioli, che lo ha allenato all’Inter, lo vede come il perno di un attacco che, senza di lui, rischia di sembrare una squadra di calcetto del giovedì sera. Ma c’è un problema: Moise Kean, l’altro bomber viola, ha una clausola da 52 milioni valida fino al 15 luglio, e l’Al-Qadsiah saudita è pronta a pagarla per portarlo nel deserto. Se Kean parte, la Fiorentina si ritroverà con Dzeko come unica punta, un po’ come affidare la difesa di una fortezza a un cavaliere con l’artrite.
E poi c’è Ciro Immobile, 35 anni e un sogno di tornare in Serie A dal Besiktas. La Fiorentina ci ha fatto un pensierino, ma il Milan sembra in pole, lasciando i viola a contemplare l’idea di un attacco geriatrico. Due over-35 in lizza: sembra la trama di un film di Verdone, ma con meno risate e più corner sbagliati.
Pioli, il Fantasma di Firenze: Liberate Willy!
Parliamo di Stefano Pioli, l’uomo che dovrebbe trasformare questa Fiorentina in qualcosa di più di una squadra da sesto posto e semifinali di Conference League perse. Peccato che sia ancora incatenato al suo contratto con l’Al-Nassr, dove guadagna 12 milioni a stagione e deve restare fino al 3 luglio per evitare che il fisco italiano gli presenti un conto più salato di una cena da Pinchiorri. È come se Firenze avesse ordinato un allenatore su Amazon, ma la consegna fosse bloccata in dogana. Pioli sogna un 4-2-3-1 con Dzeko in attacco, Albert Gudmundsson sulla trequarti e una difesa che non sembri un set di “Zelig”. Ma senza la sua firma, Pradè e Goretti sono come due chef che devono cucinare una torta senza ricetta, senza forno e con gli ingredienti scaduti.
Prestiti e Mancati Riscatti: il Grande Frullatore Viola
La Fiorentina è la regina dei prestiti, un club che gestisce più cartellini in giro per l’Italia di un autonoleggio durante il ponte di Ferragosto. I mancati riscatti sono una telenovela che farebbe impallidire “Beautiful”. Ecco il cast, con tanto di verdetto incorporato:
Nicolò Zaniolo: il golden boy del calcio italiano, arrivato in prestito dal Galatasaray, non sarà riscattato. Il diritto di riscatto a 15,5 milioni era legato al 60% delle presenze (minimo 30 minuti a partita), ma Zaniolo ha brillato meno di una lampadina fulminata. Torna in Turchia, con la Viola che lo saluta con un “arrivederci e grazie, ma anche no”.
Yacine Adli: il trequartista dal Milan, con un riscatto fissato a 10 milioni, è stato più fragile di un bicchiere di cristallo in mano a un ubriaco. La Fiorentina ha deciso di rispedirlo a Milano, come un pacco regalo con lo scontrino.
Michael Folorunsho: il napoletano, in prestito dal Napoli con diritto di riscatto a 9 milioni, ha mostrato lampi di talento ma non abbastanza da giustificare l’investimento. Torna alla base, probabilmente per essere girato altrove. La Viola lo ringrazia, ma non troppo.
Andrea Colpani: arrivato dal Monza con Palladino, aveva un riscatto da 12 milioni (più 4 di prestito). Qualche dribbling, qualche applauso, ma niente che facesse gridare al miracolo. Torna in Brianza, lasciando a Firenze il ricordo di un “poteva fare di più”.
Danilo Cataldi: il laziale, con un diritto di riscatto a 4 milioni, sembrava destinato a restare dopo 26 presenze e 3 gol. Ma le dimissioni di Palladino hanno cambiato le carte in tavola, e la Fiorentina ha deciso di non confermarlo. Torna alla Lazio, con i tifosi viola che si chiedono se non fosse meglio tenerselo, visto il prezzo da saldo.
Edoardo Bove: il caso più triste. Il romanista, in prestito dalla Roma, non gioca da dicembre 2024 per problemi cardiaci. Il riscatto da 10,5 milioni è un’utopia, e Bove tornerà nella capitale con il cuore pesante di Firenze che gli augura solo il meglio.
Questi sei addii pesano come un macigno sulla continuità del progetto viola. 20 milioni di prestiti onerosi buttati, con solo due riscatti confermati: Nicolò Fagioli (13,5 milioni, obbligo legato alla qualificazione europea) e Robin Gosens (7,5 milioni, 60% delle presenze). Due certezze in un mare di “vorrei ma non posso”.
E poi c’è Albert Gudmundsson, il caso più spinoso. L’islandese, in prestito dal Genoa, ha un diritto di riscatto a 17 milioni. La Fiorentina tentenna, mentre la Roma si frega le mani pronta a soffiarlo. Se non lo riscatta, la Viola rischia di perdere l’unico giocatore capace di accendere una lampadina in attacco.
Rientri dai Prestiti: il Ritorno dei Figliol Prodigi (o degli Scarti)
Se i mancati riscatti sono una soap opera, i rientri dai prestiti sono un circo a tre piste, con i giocatori che tornano al Viola Park come parenti scomodi a Natale:
Oliver Christensen: il portiere danese, di ritorno dalla Salernitana, si ritrova dietro David De Gea nella gerarchia. Il suo futuro è più incerto di un pronostico sul tempo a Firenze in primavera.
Alessandro Bianco: il giovane centrocampista, protagonista a Monza, potrebbe essere l’unica nota lieta in un reparto da ricostruire. Ma con la concorrenza, rischia di finire in panchina a contare le stelle.
Nicolás Valentini: il difensore argentino, rientrato dal Verona, è una scommessa di Pioli. Potrebbe essere il jolly per una difesa che, senza rinforzi, sembra un castello di carte in un giorno di tramontana.
Christian Kouamé: l’ivoriano, di ritorno dall’Empoli, è fuori per infortunio. Un rientro che sa di beffa, come ordinare un gelato e ricevere un cono vuoto.
Jonathan Ikoné: non riscattato dal Como, torna a Firenze con un valore di mercato che sembra quello di un’utilitaria usata. La Viola deve decidere se dargli l’ennesima chance o venderlo per due spicci.
Abdelhamid Sabiri: dopo aver interrotto il prestito con l’Ajman Club, ora gioca nell’Al-Taawoun saudita. La Viola spera in un riscatto da 3 milioni, ma è più probabile che finisca in un mercatino dell’usato.
Nomi Caldi: Asllani, Fazzini e il Miraggio Gudmundsson
Sul fronte entrate, la Fiorentina si muove con la cautela di chi cammina su un campo minato. Kristjan Asllani, mediano dell’Inter in cerca di minuti, è un obiettivo per tappare i buchi lasciati da Adli e Cataldi. Jacopo Fazzini, il gioiello dell’Empoli, è il sogno di mezza Serie A, ma la Viola spera di giocarsi la carta della “toscanità” per strapparlo alla concorrenza. E poi c’è Gudmundsson, che rischia di diventare il grande rimpianto se Commisso non apre il portafoglio. Altri nomi? Boh, per ora siamo al livello di “vediamo chi passa da Firenze e ha voglia di giocare”.
Il Futuro? Un Caos con Vista Conference League
La Fiorentina di Pioli, se mai vedrà la luce, dovrà confermarsi in Serie A (sesto posto l’anno scorso) e provare a non sfigurare in Conference League, con i playoff in programma ad agosto. Ma con un allenatore in ostaggio, un attacco che poggia su un 39enne e una rosa che sembra un mosaico rotto, il cammino è più in salita di una scalata al Duomo senza ascensore. I tifosi, però, sono abituati a soffrire con stile, come poeti maledetti davanti a un Chianti. Il mercato viola è un caos, ma a Firenze il caos è una forma d’arte.
