La Fiorentina si presenta in casa del Milan con la baldanza di chi entra in un ristorante stellato e ordina una pizza margherita, tanto per vedere la faccia dello chef. Quella squadra che ogni tanto sembra ricordarsi di essere una grande del calcio italiano, ha deciso di regalare al pubblico di San Siro uno spettacolo degno di un film di Tarantino: tanto sangue (metaforico, s’intende), colpi di scena e un finale che lascia tutti con l’amaro in bocca, soprattutto i tifosi viola. Finisce 2-2, e se qualcuno avesse detto a Raffaele Palladino prima della partita che sarebbe andata così, probabilmente avrebbe risposto: “Perfetto, pareggio fuori casa contro il Milan, ci sto”. Peccato che il copione prevedesse un vantaggio di due gol per i suoi ragazzi, un dominio iniziale da far invidia a Napoleone e poi… beh, poi il solito harakiri made in Florence.
Per i viola è una serata da Oscar mancato per un soffio e per i padroni di casa un salvataggio degno di un pescatore che tira su la rete con dentro solo alghe. Dal punto di vista dei gigliati, questa partita è stata un’esibizione da applausi: due gol in trasferta, un dominio che a tratti ha fatto sembrare gli avversari un gruppo di turisti spaesati, e la sensazione di aver dato una lezioncina a chi si crede ancora un colosso, ma ha i piedi d’argilla.
Primo tempo: Thiaw offre il Tè , Kean raddoppia
La partita parte con i viola che sembrano avere un piano: divertirsi e far girare la testa agli avversari come un valzer ben eseguito. Al 7’, il difensore rossonero con il physique du rôle da attore di spot per dopobarba decide di fare un regalo di compleanno anticipato alla Fiorentina. Bella azione di Gudmundsonn, tiro verso la porta e Malik Thiaw si lancia sul pallone come un bambino su un gelato caduto e lo spedisce nella sua porta. 1-0, e San Siro tace come una platea che si aspettava un tenore e si ritrova un karaoke stonato.
Neanche il tempo di prendere fiato e la Viola raddoppia. Al 10’, Moise Kean, il tipo che sembra interessato a posare per una copertina di Rolling Stone quanto a fare il centravanti, si ricorda che attaccando l’area di rigore ogni tanto si può anche segnare. Dodò gli serve un pallone con la delicatezza di un pasticcere che glassa una torta, e lui, da due passi, deve solo appoggiare dentro. 2-0, e i viola si godono la scena come se avessero appena pescato l’asso al tavolo da poker. Il pubblico di casa fischia, ma sembra più un lamento da “chi me l’ha fatto fare” che una protesta vera.
I rossoneri, però, non sono tipi da lasciarsi seppellire senza un sussulto. Al 23’, Tammy Abraham, quello che pare sempre sul punto di segnare ma poi si distrae a guardare l’orizzonte, trova il gol. Assist di Pulisic e Abraham, con la grazia di un armadio che si ribalta, insacca. 2-1. I tifosi esultano come se avessero trovato un buono sconto scaduto ma ancora valido, e il primo tempo si chiude con i viola in controllo.
Secondo tempo: Jovic pesca il coniglio
Il Milan si ricorda di essere il Milan. Non quello di Sacchi o di Ancelotti, sia chiaro, ma almeno una versione decente di sé stesso. E qui inizia la tragicommedia viola: la difesa, che nel primo tempo sembrava un muro invalicabile, comincia a scricchiolare come una casa prefabbricata durante un terremoto.
Passano i minuti, e la Fiorentina, invece di gestire il vantaggio con la calma di un monaco tibetano, si mette a fare regali come se fosse Natale. Pablo Marì, che dovrebbe essere il baluardo difensivo, si perde Jovic: 2-2. San Siro esplode, e i viola si guardano in faccia come a dire: “E mo’ che famo?”.
Palladino in panchina passa dal “siamo forti” al “ma perché proprio a me?” in meno di dieci minuti. Ma il danno è fatto: due gol di vantaggio buttati via, un punto che sa di beffa, e la sensazione che, ancora una volta, la Viola abbia deciso di spararsi sui piedi con un bazooka.
Atto terzo: De Gea e Maignan, i veri protagonisti
Ma se c’è una cosa che questa partita ci ha insegnato è che i portieri, a volte, valgono più di un’intera squadra. David De Gea, che a Firenze sembra aver ritrovato la giovinezza perduta ai tempi di Manchester, para tutto quello che può,. Dall’altra parte, Mike Maignan non è da meno: un paio di interventi da fenomeno puro, di quelli che fanno dire ai tifosi: “Ok, forse non siamo così scarsi”. Il 2-2 finale è anche merito loro, due giganti tra i pali che hanno evitato un punteggio da pallacanestro.
Dal punto di vista viola, questa partita è stata una masterclass sprecata per un pelo. I gigliati hanno preso gli avversari per il colletto, li hanno fatti girare come trottole e gli hanno ricordato che il calcio non si vince con le figurine dell’album, ma con la voglia di sudare. I rossoneri? Salvati da un attaccante serbo che ogni tanto si ricorda di avere i piedi.
E allora eccoci qui, a commentare l’ennesima occasione sprecata dalla Fiorentina. Due gol di vantaggio a San Siro, contro un Milan in crisi d’identità, e cosa fai? Ti siedi, ti rilassi, e lasci che i rossoneri ti rimontino come se fosse una passeggiata domenicale. È la maledizione viola, quella che ti fa sognare in grande per poi svegliarti con un pugno in faccia. Palladino dirà che è un punto guadagnato, e forse ha ragione, ma per i tifosi è una sconfitta morale. Perché questa squadra ha il talento per fare male a chiunque, ma anche la capacità di farsi male da sola come poche altre.
E il Milan? Beh, ringrazia e porta a casa. Sergio Conceição, che in panchina sembrava un generale senza esercito nel primo tempo, può tirare un sospiro di sollievo. I suoi ragazzi hanno dimostrato carattere, ma anche che senza un po’ di fortuna (e un po’ di ingenuità altrui) sarebbero ancora lì a leccarsi le ferite. Abraham e Jovic, i due “salvatori della patria”, possono andare a dormire con un sorriso, mentre i tifosi rossoneri si chiedono se questa squadra sia davvero da Champions.
Insomma, Milan-Fiorentina 2-2 è stata una partita che aveva tutto: gol, emozioni, errori. La Viola torna a casa con un punto che sulla carta non è male, ma che nel cuore brucia come una ferita aperta. Perché, diciamocelo, quando sei 2-0 a San Siro e non vinci, non è solo un pareggio: è una Caporetto calcistica. E mentre i tifosi viola si preparano all’ennesima notte di “se solo avessimo…”, il Milan festeggia un pareggio che sa quasi di miracolo. Alla prossima, Fiorentina: magari la prossima volta imparerai a chiudere la porta quando sei in vantaggio. O forse no, perché in fondo sei fatta così, e noi ti amiamo (e ti odiamo) anche per questo.
