Germania-Italia 3-3:L’Italia saluta la Nations League

L’Italia si sveglia quando il Titanic è già affondato, pareggia con un rigore ma saluta la Nations League
Germania-Italia, ritorno dei quarti di Nations League, finisce 3-3, e gli Azzurri ci servono il solito minestrone riscaldato: un primo tempo da coma farmacologico e un secondo da rimonta isterica che sembra un cinepanettone senza lieto fine. Il 2-1 di San Siro, gentilmente offerto da Kleindienst e Goretzka, ci butta fuori con la delicatezza di un avviso di sfratto scritto in Comic Sans. La Germania passa, noi torniamo a casa con le pive nel sacco, e Haaland già si strofina le mani per il girone mondiale. Spalletti, metti su il caffè.
Primo tempo: un’Italia da denuncia per abbandono di partita
Minuto 30: Kimmich segna un rigore con la scaltrezza di chi ti rifila un abbonamento telefonico con clausole in aramaico, Donnarumma si tuffa come un manichino caduto da un camion e la palla rotola dentro: 1-0. I tedeschi sghignazzano, noi ci guardiamo come se avessimo prenotato un tavolo al ristorante e ci avessero servito un panino del McDrive. Minuto 36: Musiala, un ragazzo che sembra uscito da un provino per “Grease”, si beve Bastoni e Gatti come fossero due granite sciolte e piazza il 2-0 con un tiro che sa di schiaffo morale. Donnarumma sbraita come un vigile urbano che ha perso il fischietto, ma i suoi sono in vacanza: Gatti marca il vento, Di Lorenzo corre a vuoto come un criceto dopato, Barella sembra perso a calcolare quanto manca alla pensione.
Minuto 45: Kleindienst, il centravanti da discount che già ci aveva infilzato all’andata, fa 3-0 proprio mentre l’arbitro sta per mandarci tutti a bere un tè caldo. Spalletti, in panchina, ha la faccia di chi sta per mollare tutto e aprire un chiringuito a Forte dei Marmi. Il primo tempo si chiude con tre ceffoni ben assestati, zero tiri e una prestazione che neanche il 4-3 di Messico ’70 può salvare: lì almeno giocavamo, qui sembriamo un gruppo di turisti che ha perso la guida. I tifosi tedeschi cantano, i tifosi italiani sugli spalti si abbracciano per non buttarsi sotto il primo autobus.
Secondo tempo: Moise Kean, il salvatore dei disperati
Poi, l’intervallo. Forse Spalletti ha promesso di farli allenare con le ciabatte di spugna, o magari qualcuno ha acceso una lampadina nel cervello collettivo. Minuto 49: Kimmich e Sané  inciampano come due  che litigano per l’ultimo spritz, Moise Kean si fionda sulla palla come un avvoltoio su un osso e spara un destro che Baumann guarda come un cieco davanti a un tramonto: 3-1. L’Italia si scrolla di dosso il torpore, i tedeschi si guardano come se avessero perso il telecomando, e noi ci illudiamo che la rimonta sia dietro l’angolo – che polli.
Minuto 69: Raspadori serve Kean, lui salta Rudiger con la grazia di un trattore in un campo di margherite e piazza il 3-2 con un tiro a giro che sembra comprato al mercatino dell’usato. Nagelsmann si agita come un maestro che ha perso la lavagna, il “muro giallo”di Dortmund tace, e Spalletti urla come un pescivendolo che ha finito le cozze. Minuto 95: l’arbitro Marciniak concede il rigore. Raspadori lo calcia con la calma di chi sta comprando un gratta e vinci: 3-3, e Dortmund si zittisce come nel 2006, quando Grosso li mandò a contare le pecore.
La beffa: un pareggio da bar dello sport
L’Italia ci prova ancora, ma è come chiedere a un mulo di fare il moonwalk. Minuto 97: Barella crossa nel nulla come un postino che ha perso l’indirizzo, Bastoni sfiora il gol con la leggiadria di un elefante in una boutique, Politano reclama un fallo che vede solo lui, forse nei sogni dopo un piatto di carbonara. Finisce 3-3, e il 2-1 dell’andata ci spedisce a casa con la stessa eleganza di chi inciampa scendendo dal palco con il microfono ancora acceso. La Germania passa, tremando, ma passa. Noi salutiamo la Nations League con la dignità di chi arriva a una festa con una bottiglia vuota e un “ops, l’ho finita per strada”. Spalletti blatera che “abbiamo cuore”, che è come dire che un naufrago sa nuotare dopo che lo squalo l’ha già salutato. Kean si gode la sua doppietta da eroe a sorpresa, Raspadori si pavoneggia per un rigore che sembra un premio di consolazione da sagra paesana. Ma questo 3-3 è una presa in giro con i fiocchi: ci scalda il cuore, ci fa battere le mani, ci lascia con un pugno di aria fritta e un “grazie lo stesso”. I tedeschi ci temono ancora, ma alla fine ridono loro.
L’Italia è questa: un primo tempo da pisolino con la copertina e un secondo da rimonta che sembra un episodio di “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”. La Germania si gode la birra, noi ci prepariamo a un girone mondiale con Haaland, che probabilmente sta già scrivendo la lista della spesa con i gol che ci farà. Se questo non è il calcio italiano degli ultimi vent’anni – quello che vive di “ai miei tempi” tipo Messico ’70 o Berlino 2006 – allora siamo proprio dei sognatori con la sveglia rotta. Grazie, Azzurri: ci avete fatto prima ridere come a un cinepanettone, poi battere il cuore come a un primo appuntamento e infine mollati come un pacco Amazon perso dal corriere. Auf Wiedersehen, Nations League. Ci vediamo con la Norvegia, sperando che Spalletti trovi un modo per non farci sembrare un gruppo di amici dopo un addio al celibato. E Moise Kean? Dategli una medaglia, che almeno lui ci ha risparmiato la figuraccia totale. Gli altri? Sveglia, che il pullman per il nulla sta già suonando il clacson.

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