Siamo a marzo 2025, il sole primaverile tenta di scaldare le ossa dopo un inverno di delusioni calcistiche, e cosa ci propina il destino? Le partite delle nazionali in Nations League, un evento che ormai ha lo stesso appeal di un documentario sulla riproduzione dei lombrichi in onda alle tre di notte. Sì, perché mentre il mondo del calcio dovrebbe essere in fermento per i club, le coppe e i campionati che decidono chi vince e chi torna a casa con la coda tra le gambe, ci ritroviamo incastrati in questo torneo che sembra progettato da un sadico burocrate UEFA con troppo tempo libero e un amore morboso per le scartoffie. Preparatevi, perché giovedì 20 marzo e domenica 23 marzo ci aspetta un calendario di match che definire “inutile” è un eufemismo gentile.
Partiamo dal calendario, perché almeno quello possiamo usarlo per accendere il camino quando ci avrà stufato. Giovedì 20 marzo, alle 20:45 (perché sì, l’orario è sempre quello, come se fossimo tutti pensionati con la sveglia puntata per il TG), abbiamo un bel pacchetto di quarti di finale di Lega A: Paesi Bassi-Spagna, Croazia-Francia, Danimarca-Portogallo e, ciliegina sulla torta, Italia-Germania. Poi, domenica 23 marzo, si replica con il ritorno. E non dimentichiamo gli spareggi promozione/retrocessione, con perle come Armenia-Georgia alle 18:00 e Turchia-Ungheria sempre giovedì, giusto per ricordarci che c’è vita (o meglio, noia) anche oltre la Lega A.
Ora, parliamoci chiaro: chi se ne frega? La Nations League è nata con la nobile intenzione di sostituire le amichevoli, quelle partite dove i giocatori camminavano in campo come zombie e i tifosi sbadigliavano più di un gatto dopo un pisolino di sei ore. Ma quello che abbiamo oggi è un mostro Frankenstein cucito con pezzi di competizioni vere e ambizioni farlocche, un torneo che non sa se vuole essere un Mondiale, un Europeo o una scusa per vendere magliette con loghi improbabili. E queste partite di marzo? Sono il colpo di grazia. Siamo a metà stagione, i club stanno lottando per scudetti e coppe, i giocatori sono stanchi come muli da soma e noi dovremmo appassionarci a un’Italia-Germania che sembra più un’amichevole mascherata da spareggio che un evento epocale?
Due partite in quattro giorni contro i tedeschi, con l’unico premio in palio che è un biglietto per le Finals di giugno, un altro carrozzone che interesserà giusto ai parenti dei giocatori e a qualche giornalista costretto a scriverci sopra. Ma davvero pensiamo che Donnarumma, dopo aver parato l’impossibile per il PSG, abbia voglia di rischiare un’unghia incarnita per questo trofeo che sembra un soprammobile da mercatino dell’usato? O che Spalletti, con quel suo aplomb da professore di filosofia prestato al calcio, riesca a motivare una squadra che a marzo sogna solo la spiaggia e un mojito?
E non è solo l’Italia. Guardate Croazia-Francia: Modric che corre ancora come un ventenne (spoiler: non lo è) contro Mbappé che probabilmente sta solo pensando a vincere la sua prima Champions League. O Paesi Bassi-Spagna, un match che potrebbe essere interessante se non fosse che a marzo i giocatori orange saranno già con la testa alle patatine fritte post-stagione. La Nations League è un esperimento fallito che continua a sopravvivere solo grazie alla testardaggine di chi comanda il calcio europeo. L’idea di rendere competitive le soste per le nazionali è naufragata nel momento in cui hanno deciso di infilare i quarti di finale in un mese come marzo, quando i tifosi sono più interessati a capire se il loro club eviterà la retrocessione o vincerà lo scudetto che a tifare per un trofeo che nessuno capisce bene cosa rappresenti. E non venitemi a dire che serve per le qualificazioni al Mondiale 2026: quelle sono un’altra storia, e queste partite sembrano più un intralcio che un aiuto.
Pensateci: mentre l’Italia affronterà la Germania, ci saranno allenatori di club che morderanno i bordocampo pregando che i loro gioiellini non tornino con un ginocchio storto o una caviglia gonfia. Perché il vero dramma della Nations League non è solo la sua inutilità, ma il rischio che comporta. Un infortunio in queste partite può mandare all’aria una stagione intera, e per cosa? Per un trofeo che la Spagna ha vinto l’ultima volta e che nessuno ricorda già più? È come giocare alla roulette russa con un caricatore pieno: prima o poi qualcuno ci lascia le penne, e non sarà l’UEFA a pagarne il conto.
E poi c’è il pubblico. Chi si metterà davanti alla TV per guardare queste partite? I nostalgici delle amichevoli anni ’90, forse, o quelli che non hanno niente di meglio da fare mentre aspettano che finisca la lavatrice. Ma la verità è che la Nations League non scalda i cuori, non crea rivalità epiche, non lascia ricordi indelebili. È un riempitivo, un’interruzione pubblicitaria tra le cose che contano davvero nel calcio. E queste partite, con il loro calendario rigido e le loro pretese di grandeur, sono l’apoteosi di questa farsa.
In fondo, il problema non è solo il torneo in sé, ma il momento in cui ce lo propinano. Marzo è il mese delle verità nei campionati, delle battaglie in Champions ed Europa League, delle storie che scrivono la storia del calcio. E invece eccoci qui, a guardare Turchia-Ungheria o Slovacchia-Slovenia (sì, ci sono anche quelle, sempre il 20 marzo) come se fossimo condannati a un purgatorio sportivo.
Quindi, prepariamoci a giovedì 20 e domenica 23 marzo con lo stesso entusiasmo di chi va dal dentista per una carie. La Nations League ci aspetta, pronta a ricordarci che il calcio, a volte, sa essere crudele anche senza motivo. E mentre i giocatori correranno (o meglio, trotterelleranno) in campo, noi potremo consolarci con una birra e la certezza che, almeno, non siamo noi a dover giustificare questa buffonata davanti a un microfono. Buon divertimento, o meglio, buona sopportazione.
