Napoli-Fiorentina 2-1: la Viola offre il collo, il Napoli affonda i denti

Nel calcio, c’è chi arriva con il vento in poppa e chi si presenta come un naufrago aggrappato a un relitto, con la benda sugli occhi e le mani legate. La Fiorentina, con cinque sconfitte nelle ultime sei partite, non è scesa sul prato partenopeo con l’aria di chi vuole dettare legge, ma con la rassegnazione di un condannato che sa già come andrà a finire. E il Napoli, con la cortesia di un usuraio che ti offre un prestito per poi pignorarti la casa, ha fatto il resto: 2-1, tre punti in tasca e un altro calcio nei denti a una Viola che ormai sembra abbonata al ruolo di zerbino di lusso. Una partita che i toscani hanno perso non per mancanza di volontà, ma perché, in questo momento, sono un manuale vivente di come complicarsi la vita da soli.
I partenopei, che ultimamente oscillavano tra exploit e scivoloni come un equilibrista con un bicchiere di troppo, hanno trovato nella Fiorentina l’avversario perfetto: fragile, disorientato, con la difesa che si apre più facilmente di una lattina schiacciata. Due gol, uno per tempo, e una concretezza che i viola possono solo sognare, mentre loro, con un guizzo tardivo, hanno provato a salvare la faccia ma non il risultato. Il Napoli vince con il minimo sindacale, la Fiorentina perde con il massimo del rammarico, e il tabellino recita un 2-1 che sa di beffa servita fredda.
La gara si apre con gli azzurri che prendono subito il controllo, come un capoufficio che ti chiama alla scrivania per ricordarti chi comanda. Il pallone gira tra i piedi partenopei con una fluidità che la Fiorentina osserva da lontano, con l’espressione di chi ha perso il biglietto del treno e sa che dovrà tornare a piedi. I viola, reduci da un filotto di batoste che li ha trasformati in una squadra con più cerotti che certezze, provano a tenere botta, ma sembrano un esercito disarmato contro una fortezza. Ed ecco che arriva il primo gol del Napoli: un errore difensivo, una palla persa come un turista che lascia la valigia incustodita, e gli azzurri che puniscono con la precisione di un cecchino che centra il bersaglio al primo colpo. Uno a zero, e i toscani già con quell’aria da “non è giornata” che ormai è il loro marchio di fabbrica.
Il secondo tempo non cambia lo spartito. La Fiorentina ci prova, ma è un tentativo che sa di buona volontà più che di reale pericolo, come un impiegato che arriva in ritardo e si giustifica con un “ho fatto il possibile”. Il Napoli, invece, non si fa pregare e piazza il secondo colpo: un’altra distrazione, un altro buco nella retroguardia viola che ormai sembra un colabrodo di marca, e il 2-0 è servito. A quel punto, i partenopei potrebbero già mettersi comodi, accendere la radio e godersi il panorama, mentre i viola annaspano come un nuotatore con i crampi. Ma attenzione, perché la Fiorentina, con la tenacia di chi vuole almeno salvare l’onore, tira fuori un gol dal cilindro: 2-1, un lampo che accende una fiammella di speranza e fa tremare il Napoli per qualche minuto. Peccato che la rimonta, per i toscani, sia un’arte dimenticata, e il forcing finale si risolva in un mucchio di occasioni sprecate, con la porta azzurra che resta inviolata grazie a una difesa che barcolla ma non crolla.
Il Napoli, con questa vittoria, manda un messaggio chiaro: non serve essere perfetti, basta essere furbi. Gli azzurri hanno sfruttato ogni regalo della Fiorentina con la freddezza di un contabile che fa quadrare i conti, portando a casa tre punti senza sudare sette camicie. La Viola, invece, continua a recitare la parte della squadra che promette tanto e mantiene poco, un eterno “vorrei ma non posso” che ormai ha stancato anche i più ottimisti. Due a uno, e mentre i partenopei si sfregano le mani, i toscani si chiedono se esista un manuale per smettere di regalare partite agli avversari.
I tifosi azzurri, con ogni probabilità, staranno già intonando cori di giubilo, ringraziando una Fiorentina che sembra essersi specializzata nel ruolo di Babbo Natale fuori stagione. Quelli viola, invece, avranno la gola secca e le unghie rosicchiate, tra improperi e scongiuri, consapevoli che la loro squadra è un malato cronico che rifiuta la cura. E il calcio, come sempre, non guarda in faccia nessuno: premia chi sa colpire al momento giusto e castiga chi, come la Viola, si offre su un vassoio d’argento con un biglietto da visita che recita “prendetevi tutto”.
Questa partita è lo specchio di due squadre agli antipodi. Il Napoli, pur senza brillare, ha fatto ciò che serviva: ha aspettato, ha colpito, ha vinto. La Fiorentina, invece, ha confermato che il suo momento nero non è un incidente di percorso, ma una condizione esistenziale. Cinque sconfitte in sei partite non sono una casualità, ma il frutto di una fragilità che si vede in ogni reparto: una difesa che si sfalda come un castello di carte al primo soffio, un attacco che crea poco e conclude meno, una mentalità che crolla alla prima difficoltà. Il 2-1 di oggi è solo l’ultimo capitolo di un romanzo che, per ora, non ha colpi di scena positivi per i viola.
Eppure, non si può dire che la Fiorentina non ci abbia provato. Ha avuto i suoi momenti, ha spinto, ha cercato di rialzare la testa, ma è stata come una macchina con il motore grippato: tanto rumore, poca strada. Il gol del 2-1, arrivato quando la partita sembrava già archiviata, è stato un guizzo d’orgoglio, un modo per dire “ci siamo ancora”. Ma essere “ancora” non basta, serve vincere, e questo i viola sembrano averlo dimenticato. Il Napoli, al contrario, ha dimostrato che nel calcio contano i fatti, non le intenzioni: due gol, tre punti, e arrivederci al prossimo giro.
Cosa resta di questo scontro? Per i partenopei, la consapevolezza di poter battere un avversario in crisi con il pilota automatico, senza bisogno di strafare. Per i viola, un altro pugno nello stomaco, un altro promemoria che il fondo è sempre più vicino di quanto sembri. I tifosi toscani, probabilmente, staranno già cercando un capro espiatorio – un passaggio sbagliato, una marcatura persa, un rimbalzo beffardo – ma la verità è che questa sconfitta è figlia di un copione che si ripete: la Fiorentina si fa male da sola, e gli altri ringraziano. Il Napoli, con la sua concretezza, ha approfittato di ogni crepa, mentre la Viola ha continuato a scavarsi la fossa con le sue stesse mani.
Questa gara, in fondo, è un ritratto impietoso di due realtà: un Napoli che sa vincere anche con il fiato corto, e una Fiorentina che sa perdere anche quando non dovrebbe. Gli azzurri hanno fatto il compitino, i viola hanno scritto l’ennesima pagina di un diario che ormai trasuda amarezza. Due a uno, e mentre i partenopei si godono il bottino, i toscani si leccano le ferite, con la sensazione che il tunnel sia ancora lungo e la luce sempre più lontana.

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