Fiorentina, il marzo della follia

Cari amici viola, preparate il Valium, il fiasco di Chianti e un santino di Batistuta, perché sta per iniziare un mese che sembra scritto da un autore di sitcom ubriaco con un conto in sospeso contro Firenze. La Fiorentina di Raffaele Palladino, che finora ha barcollato tra momenti di gloria da discount e disastri degni di un film di Ed Wood, si lancia in un marzo che farebbe tremare pure un samurai con l’assicurazione sanitaria. Panathinaikos in Conference League, Napoli in trasferta, Juventus e Atalanta in casa e Milan in trasferta: un calendario che sembra il menu di un ristorante sadico, dove ogni piatto è servito con un calcio nei denti. E noi, come degli idioti romantici, stiamo qui a sperare che la squadra non ci trasformi in un meme vivente.

Fiorentina contro Panathinaikos: un giovedì di Conference League tra sogni viola e risvegli greci

La Fiorentina si tuffa nella trasferta di Atene contro il Panathinaikos per un altro capitolo della sua saga in Conference League – la coppa dei “non proprio campioni”, quella che sta alla Champions come un vino da discount sta a un Brunello. I viola, guidati da Raffaele Palladino, atterrano in Grecia con la baldanza di chi sa che potrebbe tornare con tre punti o con una scusa pronta tipo “il campo era storto”. È una partita che puzza di trappola lontano un chilometro, un po’ come quelle cene di famiglia dove ti siedi convinto di mangiare bene e finisci a litigare per il parcheggio.

Un puzzle con pezzi rotti

Palladino, con quel suo fare da prof di liceo che ti rimprovera ma poi ti offre un caffè, si ritrova a gestire una Fiorentina che sembra un’auto usata: va avanti, ma ogni tanto senti un rumore strano. Moise Kean, il cannoniere che a Firenze ha riscoperto il gol e il sorriso, è ko – una mazzata che lascia l’attacco viola orfano del suo unico vero killer. Albert Gudmundsson? L’islandese dai piedi di seta e la sfortuna di un gatto nero sotto una scala: tra infortuni e giornate no, è più un mistero che una soluzione. Palladino, con la pazienza di un santo e l’ironia di chi sa che tanto piangere non serve, potrebbe schierare un 3-5-1-1: Beltran come punta – un argentino giovane e volenteroso, ma con la mira di chi spara ai piccioni e prende i lampioni – e dietro di lui Zaniolo.

A centrocampo, Fagioli, Folorunsho e Cataldi faranno da diga – o almeno ci proveranno, visto che il primo sembra sempre sul punto di declamare un sonetto e il secondo perde il ritmo come un dj alle prime armi. In difesa, davanti a De Gea – che alterna parate da fenomeno a momenti in cui sembra pensare alla paella invece che al pallone – ci saranno Dodò, Comuzzo, Pongracic, Ranieri e Gosens. Una linea che tiene finché non decide di regalare gol come volantini al mercato. Tatticamente, Palladino punterà sul palleggio e qualche verticalizzazione, sperando di non lasciare autostrade al Panathinaikos, che in contropiede sa essere più rapido di un tassista ateniese al verde.

Il Panathinaikos: ruvido come un souvlaki freddo

Il Panathinaikos non sarà il Bayern, ma ha quel fascino da squadra di quartiere che ti pesta e poi ti offre una birra per scusarsi. Schiera un 4-3-3 senza fronzoli: pressing alto, scontri fisici e ripartenze con un centravanti che sembra un armadio e due ali che corrono come se avessero rubato qualcosa. Non è arte, è sopravvivenza – e funziona, soprattutto in casa, dove il pubblico trasforma lo stadio in un frullatore di urla e insulti. Per i viola, il rischio è dietro l’angolo: se Ranieri si distrae a contare le stelle o Pongracic si dimentica di marcare, i greci possono colpire come un fulmine – magari non elegante, ma di sicuro doloroso.

Palladino dovrà tenere i suoi corti e svegli, perché se il centrocampo si spezza, sarà una serata a rincorrere fantasmi verdi. La chiave? Fagioli e Cataldi devono vincere la guerra di trincea coi mediani avversari, altrimenti sarà un’agonia.

Tra assenze e speranze tattiche

Senza Kean, l’attacco viola è un po’ come una pasta senza sugo: mangiabile, ma non ti alzi a fare la scarpetta. Palladino potrebbe chiedere a Zaniolo di tirare fuori uno dei suoi tiri da fuori – sempre che non lo spedisca in orbita – e a Beltran di puntare l’uomo, sperando che non si perda in un tunnel infinito. Il Panathinaikos, invece, giocherà facile: palla recuperata e via, a cercare l’errore viola. Se i toscani restano compatti e sfruttano la tecnica, possono fare male; se si sbracano, torneranno a casa con la coda tra le gambe e un “abbiamo dato tutto” che sa di scusa preconfezionata. La Fiorentina può farcela, a patto di giocare con testa e quel pizzico di cattiveria che troppo spesso lascia in panchina. Forza viola, portateci un risultato decente – e magari un souvlaki per festeggiare.

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