Napoli-Inter 1-1: un pareggio che sa di pizza fredda e scudetto in bilico

Napoli e Inter si sfidano in quello che sulla carta doveva essere il big match decisivo per lo scudetto, un duello tra titani, uno spettacolo da far tremare i polsi e accendere i cuori. E invece? Un misero 1-1 che sa di compromesso, di quei pareggi che non accontentano nessuno, tipo quando ordini una margherita e ti arriva con l’ananas sopra. Due gol, un po’ di colpi di scena, qualche infortunio e tanta, troppa noia dopo un primo tempo promettente. Preparate il caffè doppio, perché qui si ride amaro.


Primo tempo: Dimarco accende la luce, poi buio pesto


L’Inter parte con la faccia cattiva, quella di chi vuole dimostrare che il primato in classifica non è un caso. Al 23esimo, Federico Dimarco tira fuori dal cilindro un gol che è un misto di poesia e schiaffo in faccia ai napoletani. Punizione da 25 metri, il sinistro parte come un missile terra-aria, Meret si tuffa ma sembra più un bagnante che cerca di salvare il cappello dal vento: rete, 1-0, e il Maradona ammutolisce. I tifosi partenopei si guardano tra loro come a dire: “Ma chi è questo, Maradona reincarnato?”. Il gol è un capolavoro, roba da far venire i brividi, soprattutto a chi ce l’ha contro al Fantacalcio . È l’unico tiro nello specchio della porta dei nerazzurri in tutta la partita, ma questo lo scopriremo dopo. Il Maradona si ammutolisce, Antonio Conte in panchina sembra un generale tradito dal suo esercito, e il Napoli? Beh, il Napoli gioca come se fosse ancora in pigiama: lento, svogliato, con l’entusiasmo di chi deve compilare il 730 un sabato mattina. Lukaku sonnecchia, Politano sbatte contro il muro dei nerazzurri, e Inzaghi si gode il momento con quell’aria da professore che sa di avere la classe in pugno. Finisce il primo tempo: 1-0 Inter, sembra quasi troppo facile.


Secondo tempo: infortuni, Billing e un Napoli che si sveglia tardi


La ripresa inizia con un copione da film horror per i tifosi interisti. Dimarco, l’eroe del primo gol, si accascia dopo cinque minuti: infortunio, fuori. Passano un paio di giri d’orologio e tocca a Çalhanoğlu: anche lui ko, bye bye regista. L’Inter perde due pilastri, diventa un colabrodo, e Inzaghi inizia a gesticolare come un vigile urbano in mezzo a un ingorgo. Il Napoli fiuta il sangue, ma non è che faccia chissà cosa: Lukaku si muove con la grazia di un elefante in un negozio di cristalli, Lautaro Martinez corre tanto ma non combina nulla e qui la partita si trascina tra sbadigli e qualche urlaccio di Conte, che dalla panchina sembra un pescivendolo al mercato del venerdì: “Sveglia! Muovetevi!”. 
Poi, quando tutto sembra destinato a un 1-0 stiracchiato, arriva il minuto 87.  Philip Billing, un danese che sembra uscito da un film sui vichinghi, con la barba da hipster e la cattiveria di chi deve vendicare un torto antico, scaraventa in rete, con la delicatezza di un bulldozer, la palla del meritato pareggio. Il Maradona esplode come un vulcano, i tifosi cantano, Inzaghi si mette le mani nei capelli con l’espressione di un regista che scopre che il suo film d’autore è stato doppiato da un comico di quart’ordine.
Fischio finale: 1-1, tutti a casa con l’amaro in bocca.

I protagonisti: chi brilla e chi inciampa


Federico Dimarco è il re del primo tempo, un guerriero con il sinistro telecomandato, ma il suo infortunio è un colpo basso per l’Inter. Billing, invece, è la sorpresa che non ti aspetti: entra, segna, e probabilmente festeggia con una birra servita in un corno. Lautaro Martinez? Corre, si sbatte, ma non centra la porta nemmeno con un GPS. È il capitano, sì, ma sembrava un turista spaesato in cerca di un caffè decente. Lukaku, contro la sua ex squadra, è un disastro totale: lento, impacciato, più un ex fidanzato che inciampa sul tappeto che un bomber da Serie A. Conte urla e si agita come un direttore d’orchestra senza spartito, mentre Inzaghi prova a mantenere la calma con quell’eleganza da gentleman che però non nasconde il nervoso. E il VAR? Un soprammobile: c’è, ma non lo nota nessuno.


Cosa ci dice questo pareggio


Napoli-Inter 1-1 non è una partita che sposta gli equilibri, ma ci racconta tanto di questa Serie A. L’Inter resta prima, sì, ma per inerzia più che per dominio: un tiro in porta in 90 minuti non è roba da scudetto, è roba da compito sufficiente e niente più. Il Napoli, a un punto di distanza, dimostra di essere duro a morire, ma anche poco cinico: se aspetti l’87esimo per pareggiare con un vichingo di scorta, forse qualcosa nella tua strategia va rivisto. È un campionato caotico, dove la genialità si alterna alla mediocrità, dove un Dimarco ti fa sognare e un Lautaro ti fa imprecare. I nerazzurri sono solidi ma fragili, i partenopei tenaci ma confusionari. Lo scudetto? Ancora un terno al lotto, con la sensazione che queste due si daranno fastidio fino alla fine.
Il pubblico del Maradona canta lo stesso, perché a Napoli il calcio è fede, anche quando il risultato è tiepido. I tifosi interisti, invece, tornano a casa con un misto di sollievo e delusione: “Poteva andare peggio, ma anche meglio”. La verità è che questo 1-1 non è né carne né pesce: non dà certezze, non toglie speranze, lascia tutto in sospeso come una serie TV che finisce con un cliffhanger mediocre.

Conclusione:un punto e un sorriso storto
Napoli-Inter 1-1 non passerà alla storia, ma ce la ricorderemo per quel gol di Dimarco che ha  fatto sognare i tifosi interisti e per quel vichingo danese che ha riportato tutti sulla terra. È la Serie A, signori: un circo imprevedibile dove nulla è scontato e tutto è possibile. Alla fine, un punto a testa non è la fine del mondo: l’Inter resta in testa, il Napoli in scia, e lo scudetto è ancora lì, a portata di mano per entrambe.

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