Fiorentina-Lecce 1-0

Gosens, Beltran e quel rigore che ancora fa tremare Firenze

La Fiorentina torna a vincere dopo tre schiaffi consecutivi che avevano fatto temere il peggio: un crollo verticale stile Torre di Pisa, ma senza il fascino architettonico. Contro il Lecce finisce 1-0, un risultato che sa di pane raffermo ma che, dopo settimane di digiuno, diventa improvvisamente un croissant caldo. Autore del miracolo? Robin Gosens, il tedesco con la faccia da bravo ragazzo e la testa da bomber di provincia. E poi c’è Beltran, che sul rigore sbagliato ha fatto gridare mezza Firenze al complotto e l’altra mezza a “ma perché non tira Mandragora?”. Insomma, una serata di ordinaria follia viola, condita da quel pizzico di drama che a Firenze non manca mai.

Il contesto: quando perdi anche contro il vento

Facciamo un passo indietro. La Fiorentina arrivava a questa partita con l’entusiasmo di un gatto sotto la pioggia: tre sconfitte di fila contro Inter, Como e Verona avevano trasformato la squadra di Palladino in una barzelletta da bar sport. “Ma come, abbiamo battuto l’Inter e poi perdiamo col Como? Ma chi siamo, la versione calcistica di Beautiful?”. I tifosi, già provati da una stagione che oscilla tra sogni europei e incubi da metà classifica, stavano iniziando a guardare il calendario con sospetto: “Prossima gara col Napoli? Ah, bene, altri tre punti sicuri… per loro”.

Il Lecce, dal canto suo, non se la passava meglio. Zero gol a febbraio, un attacco più sterile di un deserto salentino in agosto e una classifica che urlava “salvezza o morte”. Giampaolo, il tecnico dei giallorossi, sembrava un generale senza esercito, con Krstovic a fare da unico baluardo in un reparto offensivo che pareva uscito da un film muto. Insomma, una sfida tra due squadre in crisi, ma con la Fiorentina che, almeno sulla carta, poteva contare su un organico di livello e sul fattore Franchi, quel catino di passione che ogni tanto si ricorda di essere un fortino.

Gosens, il tedesco che sussurra ai pali

E allora eccoci al 9° minuto. La Fiorentina parte con la grinta di chi vuole dimostrare qualcosa, anche se non è ben chiaro cosa. Palladino schiera un 3-5-2 che sembra dire “attacchiamo, ma non troppo, eh”, con Zaniolo e Beltran a fare coppia davanti e Gosens sulla sinistra a ricordarci che, sì, sa ancora crossare e segnare. Ed è proprio lui, il tedescone ex Atalanta, a sbloccare la partita. Cross di Dodò – che per una volta non sembra un terzino in gita scolastica – e Gosens che svetta sul secondo palo come un’aquila in cerca di prede. Colpo di testa, Falcone battuto, 1-0.

“Esultanza sobria, come piace a noi”, avrà pensato qualcuno sugli spalti. In realtà, il Franchi esplode, ma con quel misto di gioia e diffidenza tipico del tifoso viola: “Bravi, ma ora non fateci soffrire, per favore”. Gosens, al terzo gol stagionale, si conferma l’uomo della provvidenza in una squadra che ultimamente sembrava affidarsi più alla cabala che al talento. “Robin, ti vogliamo bene, ma non ti montare la testa, che qui siamo abituati a passare dal paradiso all’inferno in mezz’ora”, il pensiero collettivo della curva.

Il Lecce ci prova, ma De Gea dice no

Il Lecce, va detto, non sta a guardare. Certo, non è che abbiano portato chissà quale arsenale offensivo, ma almeno ci provano. Krstovic al 18° si inventa un diagonale che potrebbe sorprendere De Gea, ma lo spagnolo – che a Firenze sembra ringiovanito di dieci anni – dice no con la sicurezza di un portiere che ha visto di tutto, dai rigori di Messi alle punizioni di Ronaldo. Poi ci si mette Karlsson, che al 42° spreca una chance d’oro: un tentativo di scavetto che sembra più un omaggio a Totti andato male che un vero tiro. De Gea ringrazia, la Fiorentina tira un sospiro di sollievo e si va al riposo sull’1-0.

“Ma questi del Lecce non segnano manco per sbaglio”, commentano i più cinici tra i tifosi viola. Ed è vero: i salentini hanno il dinamismo di una tartaruga in letargo e la concretezza di un poeta ubriaco. Eppure, quel gol di vantaggio non tranquillizza nessuno. Perché a Firenze lo sanno: la sofferenza è un’arte, e la squadra viola è una maestra nel coltivarla.

Secondo tempo: Beltran e il rigore dell’orrore

La ripresa è un lungo esercizio di pazienza. La Fiorentina gestisce, il Lecce ci prova senza troppa convinzione, e il ritmo della partita sembra quello di un’amichevole estiva. Poi, al 73°, succede l’impensabile. Gosens, ancora lui, stacca di testa su un cross e trova la mano galeotta di Pierret. Rigore. Il Franchi si scalda: “Ora la chiudiamo, dai!”. Sul dischetto va Beltran, l’argentino che finora aveva alternato lampi di genio a momenti di pura distrazione.

Spiazza Falcone, tira e… palo. Sì, avete letto bene: palo. Il silenzio che cala sullo stadio è assordante, rotto solo da qualche “Ma perché?!” urlato con tutto il fiato in corpo. Beltran, imperterrito, ci riprova poco dopo: gran destro da fuori, traversa. Due legni in dieci minuti, roba da far impallidire anche il più stoico dei falegnami. “Questo ragazzo ha un conto aperto coi pali, altro che bomber”, ironizzano i tifosi. E mentre Firenze trema, il Lecce si sveglia: Danilo Veiga, in contropiede, si trova a tu per tu con De Gea e… spara alto. “Grazie, Danilo, ti offriamo un caffè”, il pensiero collettivo dei viola.

Palladino e Giampaolo: due facce della stessa medaglia

Sul piano tattico, Palladino vince ma non convince. La sua Fiorentina soffre di una cronica mancanza di cinismo, un po’ come un cuoco che prepara piatti bellissimi ma dimentica il sale. La vittoria è meritata, intendiamoci, ma quel gol solitario sa di occasione sprecata. Giampaolo, dall’altra parte, sembra un allenatore rassegnato: il suo Lecce lotta, si sbatte, ma non ha né idee né qualità per fare male. “Marco, torna a scrivere poesie, che il calcio non fa per te”, verrebbe da dirgli con un sorriso amaro.

La classifica sorride, ma non troppo

Con questo 1-0, la Fiorentina sale a 45 punti e scavalca momentaneamente il Bologna, issandosi al sesto posto. Un piazzamento che profuma d’Europa, ma che sa anche di precarietà: il Napoli incombe, e la Conference League pure. Il Lecce resta a 25 punti, sedicesimo, con la zona retrocessione che respira sul collo. “Salvezza? Ci vuole un miracolo”, il mantra dei tifosi salentini, che però non perdono la speranza.

Firenze respira, ma con l’affanno

E così, la Fiorentina porta a casa tre punti che valgono oro, ma lo fa con lo stile tipico di chi vince una partita a carte bluffando fino all’ultimo. Gosens è l’eroe di giornata, Beltran il capro espiatorio che tutti amano odiare, e De Gea il santo protettore di una difesa che ogni tanto si distrae. “Abbiamo vinto, sì, ma che fatica”, il riassunto perfetto di una serata che poteva finire in gloria o in tragedia.

A Firenze, si sa, il calcio è una questione di cuore, e questo 1-0 è un battito in più per una squadra che vuole risalire la china. Ora testa al Panathinaikos e al Napoli, con la consapevolezza che il bello – o il brutto – deve ancora venire.

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