La Fiorentina e il Mistero dei Punti Volatilizzati

Oh, Firenze, culla del Rinascimento, patria di Dante e, negli ultimi tempi, teatro di una crisi calcistica che farebbe impallidire persino le peggiori giornate di Machiavelli! La Fiorentina, che fino a qualche settimana fa guardava dall’alto in basso Roma, Milan e Bologna con un ghigno di superiorità, si ritrova oggi a fare i conti con una realtà più amara di un espresso senza zucchero. Sedici punti di vantaggio sui giallorossi evaporati come neve al sole, undici su Milan e Bologna spariti come i buoni propositi di Capodanno. E tutto questo, signore e signori, con una squadra che sembra aver dimenticato cosa significhi giocare un secondo tempo decente e una difesa che si apre come le porte di un supermercato il giorno del Black Friday.
Un Campionato da Sogno… Finché Non Ti Svegli
Ricordate quei giorni felici di dicembre, quando i viola volavano alti in classifica e un margine che sembrava inattaccabile? La Roma arrancava a -15, il Milan e il Bologna a -9, e i tifosi già sognavano la Champions League sorseggiando Chianti. Poi, come in un film horror di serie B, è iniziato il tracollo. Undici partite, appena tre vittorie, sei sconfitte e un bottino di punti che sembra il saldo di un conto corrente dopo le feste natalizie: 11 miseri punticini. La Roma di Claudio Ranieri, che sembrava una barchetta alla deriva, ha infilato 24 punti in 10 gare e ora è a sole 2 lunghezze. Milan e Bologna ridacchiano alle spalle di una Fiorentina che ha perso l’identità più velocemente di un turista smarrito tra i vicoli di San Lorenzo.


I Secondi Tempi: Quando la Fiorentina Decide di Fare Regali
E poi ci sono i secondi tempi, quei 45 minuti in cui la squadra di Raffaele Palladino sembra trasformarsi in una versione calcistica della Befana: regala tutto a tutti, senza distinzioni. Fino alla sconfitta col Bologna del 15 dicembre, i viola avevano incassato appena un gol nelle riprese. Da allora? Otto gol subiti nelle ultime sei partite, come se la difesa avesse deciso di organizzare un open day per gli attaccanti avversari. Verona, Como, Torino: ogni squadra, anche la più derelitta, trova il modo di bucare una retroguardia che appare più fragile di un biscotto inzuppato troppo a lungo nel Vin Santo. “Tanto segniamo noi”, devono aver pensato i difensori viola. Peccato che l’attacco, orfano di un Moise Kean acciaccato, abbia tirato fuori la bellezza di sette tiri in porta nelle ultime due gare. Sette. Come i nani di Biancaneve, ma con meno grinta.


Palladino e la Sindrome del “Ci Penso Dopo l’Intervallo”
In tutto questo disastro, il nostro condottiero Raffaele Palladino osserva la scena con lo sguardo di chi sta cercando di capire dove ha sbagliato a impostare la sveglia. “Il bicchiere è mezzo pieno”, ha detto dopo l’1-1 col Torino. Certo, Raffaele, peccato che quel bicchiere si svuoti sistematicamente dopo l’intervallo. Le sue scelte tattiche – Fagioli trequartista, giocatori fuori ruolo, un 4-2-3-1 che sembra un esperimento di chimica fallito – hanno trasformato una squadra ambiziosa in un gruppo di anime vaganti. E la società? Oh, la società non gli fa sconti. Le “picconate” di Pradè, più pubbliche che private, sono il sottofondo perfetto per questa soap opera: “Abbiamo messo qualità, ora tocca a lui”. Tradotto: “Caro Raffaele, sei nei guai, e lo sappiamo tutti”.


Lecce: L’Ultima Spiaggia con Vista Esonero
E ora, eccoci al gran finale – o forse all’ennesimo atto di questa commedia degli errori. Venerdì arriva il Lecce al Franchi, e per Palladino è un “dentro o fuori” che sa tanto di “vivi o muori”. Una sconfitta potrebbe significare l’esonero, con la piazza già pronta a intonare un requiem in suo onore e a lucidare la ghigliottina in Piazza Signoria. “Vincere la Conference o arrivare tra le prime sei”, dicevano. Certo, come no. A questo ritmo, la Fiorentina rischia di lottare per non scivolare nella parte destra della classifica, altro che Conference o Champions. Le ambizioni della società e dei tifosi – quelle di chi sognava un posto tra le grandi d’Europa – si scontrano con una realtà che puzza di mediocrità, come una bistecca fiorentina lasciata troppo tempo sul fuoco.
Se Palladino fallisce contro il Lecce, prepariamoci al gran ritorno di un Sarri o di un Tudor, mentre la tifoseria viola si chiederà se sia meglio riderci sopra o piangere davanti a un altro secondo tempo da incubo. Perché a Firenze, si sa, il calcio è passione, ma ultimamente è soprattutto un esercizio di masochismo. Forza Viola? Mah, forse è meglio dire “Forza e Coraggio”. Ne servirà parecchio.

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