Nel magico mondo del calcio italiano, ieri si è svolto uno spettacolo di magia bianca che avrebbe fatto impallidire persino Houdini. L’Inter ha battuto la Fiorentina in una partita che si è trasformata in una telenovela comica, grazie a un arbitro che ha deciso che le leggi della fisica non si applicano al pallone se questo decide di fare un giro fuori campo.
La partita, che fino a quel momento aveva offerto il fascino di un documentario su come si asciuga la vernice, ha avuto il suo apice quando la palla, con la stessa nonchalance di un turista che perde la strada, è uscita di un metro dal campo. Ma l’arbitro, forse pensando di essere a un’esibizione di illusionismo, ha decretato che quella palla non aveva mai lasciato il terreno di gioco. E così, in un capolavoro di distrazione degno di un prestigiatore, l’Inter ha segnato il gol del vantaggio.
I tifosi interisti, con la saggezza di chi ha visto tutto e il contrario di tutto, hanno esultato come se questo fosse l’apice del calcio mondiale, mentre i fiorentini si chiedevano se per caso non fossero finiti in una parodia di “Candid Camera”.
Ma la vera star della serata è stato l’arbitro, che con la sua visione selettiva ha dimostrato che, in Italia, il calcio non è solo un gioco, ma un’arte. Un’arte dove i confini tra il campo e il fuori campo sono così fluidi che nemmeno il VAR può tenere il passo. “Perché usare la tecnologia quando puoi contare su un arbitro con un occhio solo?” deve aver pensato qualcuno in federazione.
Post-partita, i commentatori si sono scatenati in un sarcasmo degno di un roast show. “Se questo è il calcio moderno, allora io sono il nuovo Pelé,” ha detto un ex giocatore, mentre un altro ha suggerito che forse l’arbitro aveva bisogno di un paio di occhiali sponsorizzati dalla Lega Serie A.
L’Inter, dunque, si gode una vittoria che entrerà nella storia non per il gioco, ma per la cecità selettiva che l’ha resa possibile. La Fiorentina, invece, dovrà fare i conti con la dura realtà: nel calcio italiano, a volte, serve più un occhio clinico che un piede abile.
In definitiva, ieri abbiamo avuto la prova che nel calcio, come nella vita, a volte l’assurdità trionfa sulla logica, e la fortuna si traveste da arbitro con problemi di vista.
